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Vittime e imputati non possono avere notizie sui processi: la segreteria del PM è chiusa “a tempo indeterminato”

Una mail automatica informa chiunque scrive alla segreteria di un importante sostituto procuratore di Milano che l’ufficio è “chiuso a tempo indeterminato per trasferimento dell’assistente ad altro ufficio”.
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"Si avvisa che la segreteria è chiusa a tempo indeterminato per trasferimento dell'assistente ad altro ufficio". A comunicarlo, con una mail automatica ma ufficiale, non è un centro ricreativo o un luogo di svago. Bensì un ufficio pubblico e anche di particolare rilevanza: la cancelleria di un sostituto procuratore della Repubblica di Milano. Nella mail, di cui Fanpage.it è entrata in possesso, e inviata a molti avvocati che necessitano di avere aggiornamenti sui processi in corso, nell'interesse di imputati e vittime che si sono costituite parte civile, si legge anche che "il pubblico ministero e la polizia giudiziaria non sono in grado di sostituire l'assistente nelle sue incombenze, né di dare informazioni".

Ad avvocati, vittime e imputati è quindi negato il diritto di poter seguire lo stato di avanzamento dei propri processi. E non certo per volontà del magistrato che si ritrova sprovvisto di cancelleria e, comprensibilmente, non si può sostituire a essa. E quindi – si legge sempre nella mail – "iI pubblico ministero potrà essere contattato direttamente alla mail personale esclusivamente per concordare patteggiamenti con udienza già fissata o per altre urgenze non di competenza della segreteria (NO PEC)". Non è chiaro, però, per quale motivo non si possa utilizzare la posta elettronica certifica, che in teoria sarebbe uno strumento di comunicazione più ufficiale.

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E la PEC non va utilizzata neanche per comunicare con gli agenti della polizia giudiziaria assegnati al magistrato che – continua la mail – "proseguirà ad inviare atti e seguiti con le consuete modalità". Per tutto il resto "l'unica indicazione che può essere data al momento è di rivolgersi agli uffici centralizzati ove possibile". Ma conclude: "Si invitano tutti a non insistere con richieste diverse e comunque non urgenti, a cui non potrà essere dato seguito".

Un importante ufficio giudiziario di Milano, impegnato peraltro in importanti indagini su avvenimenti che recentemente hanno sconvolto l'opinione pubblica, risulta quindi talmente privo di personale (e forse anche di organizzazione) da dover chiudere al pubblico, compreso quello direttamente coinvolto nelle inchieste e nei processi che proprio quel magistrato sta portando avanti. E così i diritti degli imputati, delle vittime dei reati e degli avvocati che li rappresentano vengono ancora una volta calpestati dall'inefficienza dello Stato.

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