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Visite a 450 euro al San Raffaele, protesta davanti all’ospedale: “La salute non è uguale per tutti”

Fumogeni e striscioni davanti agli uffici dell’ospedale San Raffaele di Milano per protestare contro il servizio di telemedicina per pazienti Covid-19 che offre consulti telefonici a 90 euro e visite a domicilio a 450 euro. “La pandemia non è uguale per tutti, una vita vale più di 450 euro” è quanto hanno scritto su uno striscione alcuni attivisti della Brigata di solidarietà popolare Milano Sud: “In un periodo di crisi economica, sociale e finanziaria abbiamo bisogno di una sanità pubblica e gratuita”.
A cura di Francesco Loiacono
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"La salute non è uguale per tutti". Questo lo slogan che ha accompagnato la protesta andata in scena nella serata di ieri, mercoledì 18 novembre, davanti agli uffici dell'ospedale San Raffaele di Milano. La struttura di cura, un ospedale privato convenzionato col Sistema sanitario regionale, era finita al centro delle critiche negli scorsi giorni per un servizio di telemedicina rivolto a pazienti Covid: consulti telefonici a 90 euro e visite diagnostiche domiciliari a 450 euro. Cifre esorbitanti che stridono con l'oggettiva difficoltà della sanità pubblica nell'erogare assistenza a coloro che sospettano di essere malati o sono contagiati dal Coronavirus nel bel mezzo di una pandemia.

Fumogeni e striscioni davanti al San Raffaele

L'offerta del San Raffaele ha suscitato polemiche e ha spinto la Brigata di solidarietà popolare Milano Sud, nata da Collettivo Zam e Gratosoglio autogestita, a inscenare una protesta: sono stati accesi fumogeni ed esposti cartelli e striscioni davanti agli uffici del San Raffaele per "denunciare lo scandalo delle visite a domicilio per i sospetti malati Covid a ben 450 euro anteponendo ancora una volta i profitti alla tutela della salute collettiva". "La pandemia non è uguale per tutti, una vita vale più di 450 euro", è una delle scritte sui tanti striscioni esposti. Altri chiedevano "tamponi gratuiti per tutti" e denunciavano: "Tolgono al pubblico per dare al privato".

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Il servizio di telemedicina del San Raffaele, che l'ospedale ha precisato essere nato prima della pandemia ed è poi stato "adattato" alla diagnosi del Coronavirus, è del tutto lecito. Ma per la Brigata di solidarietà popolare Milano Sud non è che "l'ultimo di una serie di meccanismi perversi che si sono succeduti in questa pandemia in cui, in un contesto mai visto di crisi sanitaria, il profitto della sanità privata è stato messo al primo posto mentre gli ospedali pubblici sono al collasso ed infermieri e medici sono insufficienti ed esposti al contagio". È proprio l'idea di un settore, quello della sanità privata, che colma a caro prezzo le lacune della sanità pubblica che ha suscitato le critiche più amare: una disparità evidente non solo per quanto riguarda le diagnosi di Covid – a Milano il tracciamento pubblico da parte di Ats è saltato e per un tampone nel pubblico servono almeno 7 giorni -, ma anche sul fronte dei vaccini antinfluenzali, introvabili dai medici di base ma disponibili, a prezzi ben maggiori, in alcune strutture private.

Abbiamo bisogno di una sanità pubblica e gratuita

Da qui la denuncia degli attivisti della Brigata di solidarietà, che contestano "le politiche sanitarie del governo della Regione Lombardia", definendo il San Raffaele "uno dei tanti ospedali privati che rappresentano la cosiddetta ‘eccellenza' lombarda, una eccellenza che lucra sulle malattie e sui malati. In un periodo di crisi economica, sociale e finanziaria abbiamo bisogno di una sanità pubblica e gratuita, accessibile e laica, una sanità che guarda al bene collettivo e alla cura delle persone più bisognose e fragili".

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