video suggerito
video suggerito

Viaggia in treno con un titolo di Stato dell’ex Regno di Romania e non lo dichiara: multato per 21 milioni di euro

La Cassazione ha condannato un uomo a pagare una multa da 21 milioni di euro. Nel 2017, non aveva dichiarato alla dogana di essere in possesso di un titolo di Stato dell’ex Regno di Romania emesso nel 1929 e valutato per 70 milioni di euro.
A cura di Enrico Spaccini
88 CONDIVISIONI
Immagine

Un uomo è stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione a pagare una sanzione di quasi 21 milioni di euro al ministero dell'Economia. Sette anni fa, nel novembre del 2017, era stato sorpreso a bordo di un treno partito da Zurigo e diretto a Milano in possesso di "un titolo di credito obbligazionario emesso dal Regno di Romania nel 1929". Nonostante abbia provato a difendersi sostenendo che il suo valore fosse di 100 dollari, il bond era accompagnato da un rapporto di valutazione che stabiliva il valore del titolo pari a quasi 70 milioni di euro e, perciò, avrebbe dovuto dichiarare il suo possesso alla dogana.

Il titolo emesso dal Regno di Romania nel 1929

Era il 24 novembre del 2017 quando, a bordo di un treno Ec17 partito da Zurigo e diretto a Milano, nella tratta Chiasso-Como i militari della Finanza e delle Dogane avevano chiesto a un passeggero se avesse con sé contanti o titoli dal valore superiore ai 10mila euro, perché nel caso avrebbe dovuto dichiararli. L'uomo rispose di no, ma nel controllo i finanzieri trovarono "un titolo di credito obbligazionario emesso dal Regno di Romania nel 1929, con scadenza 1° febbraio 1959, con accluse 32 cedole semestrali".

Si tratta di obbligazioni trentennali, con rendimenti al 7 per cento e con garanzie auree, che erano state emesse dal Regno di Romania, caduto nel 1947, per sostenere il Paese durante la crisi del '29. Oggi questo tipo di obbligazioni possono essere acquistate sul mercato del collezionismo finanziario per qualche centinaio di euro.

La sentenza della Cassazione

Insieme al bond, però, il passeggero aveva anche altri documenti. Nella borsa c'era "un rapporto di perizia di autenticità" datato a maggio 2017; un rapporto di valutazione, datato giugno 2017, che "stabiliva il valore attuale del titolo pari a dollari Usa 79.585.625, per un controvalore" di quasi 70 milioni di euro; il contratto con il quale l'uomo aveva acquistato il titolo il 14 giugno 2017 e l'apertura di un conto corrente alla Banca Raiffeisen di Locarno.

Secondo l'accusa, considerato il valore di quasi 70 milioni di euro, l'uomo avrebbe dovuto dichiarare il possesso del titolo alla dogana. Davanti al Tribunale, nei vari gradi di giudizio, ha provato a difendersi sostenendo che il vero valore fosse solo quello "nominale" di 100 dollari. Per i giudici, però, il titolo sarebbe "potenzialmente liquidabile", pur se in base a una "astratta idoneità alla successiva costituzione di rapporti obbligatori", e anche negoziabile, in quanto non ha indicazione di beneficiario, né clausola di non trasferibilità. Per questo motivo, la Cassazione lo ha condannato a pagare una sanzione di quasi 21 milioni di euro.

88 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views