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Alessia Pifferi, l’avvocata Pontenani ai giudici: “Il Pm vi ha affidato Diana, io vi affido anche la madre”

“Alessia è vissuta nella povertà e nell’ ignoranza. Per questo chiederò l’assoluzione”: parla l’avvocata di Alessia Pifferi a poche ore della sua arringa e una possibile sentenza.
A cura di Redazione Milano
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Foto di Chiara Daffini
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Dopo le parole dell'avvocato di parte civile, Emanuele De Mitri, ora tocca all'avvocato della difesa, Alessia Pontenani, a parlare nell'udienza del processo ad Alessia Pifferi. Esordisce con la frase: "Alessia Pifferi è cresciuta nell’incuria e nell’abbandono". Spiega come sua madre, la signora Assandri, a cui Pifferi era legatissima, avesse dovuto portare la figlia dalla "neuropsichiatra infantile ancora quando andava all’asilo".

"Alessia dormiva nel lettone e prendeva il ciuccio fino agli 11 anni. Andava in giro con una pezzuola, che si portava ovunque e con cui si accarezzava il viso", spiega la Pontenani, avvocata delle difesa, in aula.

Riporta, in seguito, le parole di Don Agostino, il parroco della parrocchia in cui Alessia Pifferi è cresciuta. Il prete la descrive come una bambina sola, la mamma era assente (lavorava tutto il giorno), la sorella era andata via di casa presto, a 14 anni, e il padre era un portinaio.

"Una bambina così desiderosa di affetto da diventare pericolosa", riferisce l'avvocata. "E questo ve lo posso confermare io stessa: Alessia pifferi si è tanto attaccata a me perché probabilmente le sto dando l’affetto che non ha mai avuto", continua.

Pontenani fa riferimento anche all'abuso sessuale che Alessia Pifferi dice di aver subito: "Non ha mentito. Forse, se la mamma l’avesse portata in neuropsichiatria due volte a settimana e non una, la neuropsichiatra se ne sarebbe accorta". Ci sono dei disegni, spiega di fronte alla corte, che esprimono tutto il disagio della bambina che era Alessia Pifferi.

"Nel frattempo cresce, da sola. È con una vicina di casa, Serena Convertino, che dopo essere stata interrogata, si è aperta con me e mi ha confermato tutto quanto diceva Alessia: il padre era un uomo violento, con una pessima gestione del denaro, motivo per cui litigava spesso con la madre davanti ad Alessia".

Dopo le scuole medie, in cui fa un esame di terza facilitato, alle superiori si iscrive a un corso per Oss. In questo periodo, Alessia Pifferi è seguita da un'insegnante di sostegno, la quale ha riferito che "è l’unica studentessa per cui è dovuta andare a parlare con il preside" perché la madre non voleva che fosse seguita e lo aveva scritto in una lettera. Poi, in seguito a un incidente della madre, Alessia Pifferi smette di andare a scuola per assisterla.

"Perché nessuno si è mai accorto che Alessia Pifferi avesse dei problemi? Perché non dava problemi, non era una psicotica, era ed è una donna cresciuta nella solitudine e nell’abbandono

L'avvocata della difesa spiega come Alessia Pifferi abbia scoperto di "poter piacere agli uomini" quando si trasferisce nell'appartamento in cui morirà sua figlia. In questo periodo, l'imputata si iscrive a un sito di incontri, dove si definisce ragazza madre, ma tutti spariscono dopo poco. Poi arriva D’Ambrosio, il suo futuro compagno che "lei vede come il principe azzurro", stando alle parole di Pontenani.

"Alessia Pifferi tutte le volte che aveva rapporti sessuali non usava precauzioni, del resto mi ha raccontato di non essere in grado nemmeno di mettersi l’assorbente interno. Rimane incinta e non si accorge. Diana nasce a Leffe, nel bagno di D’Ambrosio, e viene poi portata in ospedale a Bergamo. Qui rimane per diverso tempo, perché era nata prematura e aveva diversi problemi di salute"

Quando esce dall'ospedale, Alessia, Diana e Maria Assandri vivono insieme per un periodo nella casa di via Parea (la stessa in cui sarà trovato il corpo senza vita della bambina). Con la sorella non c'erano rapporti. Dopo un po' di tempo, anche sua madre se ne va, torna a Crotona e lascia Alessia sola con Diana. "Alessia non era mai stata da sola con la bambina, quando questo avviene, a luglio 2022, succede l’irreparabile. Infatti a luglio anche Serena Convertino (la vicina di casa) smette di andare da lei, perché trova un nuovo lavoro", spiega l'avvocata della difesa.

"I soldi comunque non bastano, così inizia a prostituirsi, grazie all’uomo sotto casa sua. I rapporti sessuali avvengono con la bambina in casa, è vero, non possiamo negarlo. Spero soltanto che la bambina non fosse nella stessa stanza, ma questo non possiamo saperlo".

"Alessia un giorno manda a Maria una foto con Diana con le gambe divaricate, è piena di piaghe da decubito, non le cambiava spesso i pannolini. In tutta risposta la nonna le spedisce i pannolini e la crema da Crotone, non si preoccupa di raggiungerla".

Poi il giorno dell'abbandono: "Arriviamo al 14 luglio. Alessia parte con un piccolo trolley pieno di vestiti, ma quei vestiti lei sperava di lasciarli a Leffe, sperava di trasferirsi là con la bambina. Lascia le finestre aperte e i pannolini sporchi sul davanzale. Le lascia un biberon di latte, dell’acqua e, visto che non stava bene, le dà la Tachipirina. Tachipirina, non benzodiazepine. Questo lo conferma anche la perizia".

Durante il periodo di tempo in cui lascia Diana a casa da sola, torna anche a Milano, a pochi passi dalla piccola insieme al compagno D'Ambrosio: "Ma Alessia non ha il coraggio di dirgli di portarla da sua figlia". Quando Alessia Pifferi ritorna nuovamente qualche giorno dopo, "la prima cosa che fa è accorgersi che la bambina non era seduta sul lettino ma stesa. Le bagna la fronte. Poteva metterla in un sacchetto dell’Esselunga, non se ne sarebbe accorto nessuno. Invece scende in strada, perché non era in grado di chiamare i soccorsi da sola, e chiede aiuto a una signora".

Poco dopo arrivano i soccorsi e quella stessa notte Alessia Pifferi viene interrogata:

Quella famosa notte Alessia pifferi avrebbe dovuto essere interrogata in maniera differente, perché chi ha un ritardo mentale tende a rispondere in maniera accondiscendente all’interlocutore, per dimostrare che è adeguato. Io credo che Alessia Pifferi non sia mai riuscita a elaborare che Diana era un qualcosa diverso da sè e quindi se stava bene lei stava bene anche la piccola. Io capisco il dolore della famiglia, forse anche la paura di essere, giustamente, presi in causa. Non sono i soli a essere responsabili. Accade che io vengo indagata. Tutti si spaventano, anche il mio consulente. Pirfo cosa dice? Che lui non si è fatto influenzare. Le psicologhe del carcere, quando la vedono, capiscono che c’è qualcosa che non va, quindi la sottopongono a visite continue. Alessia è completamente sola, le uniche persone che vede sono i difensori e le psicologhe. Le psicologhe scrivono chiaramente, ben prima del test di Wais, che Alessia non si rende conto delle sue azioni.

Secondo Pontenani, Alessia Pifferi "è affranta per quello che è accaduto". Sostiene come non ci sia stata la premeditazione, ma che il reato per cui la sua assistita dovrebbe essere condannata è quello di abbandono di minore.

"Alessia Pifferi sperava in cuor suo, credeva, che non sarebbe successo nulla. Non c’è stata volontà né premeditazione. Perché nessuno si è accorto della bambina? Perché questa bambina non piangeva. E non piangeva perché sapeva che tanto nessuno l’avrebbe ascoltata. Era abituata", continua l'avvocata.

Per Alessia Pifferi l'avvocata chiede l’assoluzione: "Non c’è stata premeditazione, non c’è stata volontarietà. La morte è una conseguenza dell’abbandono. Vogliamo poi davvero pensare che questa donna sia in grado di intendere e di volere?".

Chiede anche la semi infermità mentale e che siano riconosciute le attenuanti generiche. Ricorda anche che il precedente difensore di Pifferi aveva chiesto il rito abbreviato, cosa da tenere conto secondo lei. "Alessia pifferi non ha preso in giro nessuno; questa è una tragedia e come tale va affrontata".

"Il pm De Tommasi, alla fine della sua requisitoria, vi ha detto che vi lascia nelle mani Diana, io invece vi affido Diana e Alessia, una bambina lasciata dalla madre, che a sua volta lascia sua figlia", conclude Alessia Pontenani.

Il commento della sorella di Alessia Pifferi dopo l'arringa difensiva

"Mia sorella ha finto fino adesso. È stata davvero brava. Ora non mi interessa più". Queste le parole della sorella di Alessia Pifferi, Viviana, al termine dell'arringa difensiva della legale Alessia Pontenani. Su alcune frasi dette da quest'ultima durante la mattinata, Viviana è critica: "Che frase è che avrebbe potuto buttare Diana in un sacchetto dell'Esselunga? È una frase bruttissima".

Sostiene anche che nella ricostruzione della vicenda, Pontenani non abbia detto tutto, ma che abbia omesso dei pezzi. Poi torna a ribadire l'innocenza della sua famiglia: "Noi non abbiamo fatto niente. Se la bambina fosse stata con noi e lei (Alessia Pifferi) ce l'avesse permesso, la bambina sarebbe qua".

Il pm De Tommasi torna a parlare in aula

Alla fine dell'arringa dell'avvocata della difesa Alessia Pontenani, il pm Francesco De Tommasi porta in aula le sue contro deduzioni. "Come immaginavo, oggi, Alessia è stata descritta come una vittima sulla base di un presunto deficit, ma non c’è nessun documento di prova che lo dimostri", esordisce.

Prosegue, poi, confermando la premeditazione, e chiedendo nuovamente, e con parole molto severe, l'ergastolo per Alessia Pifferi: "In un momento del processo Alessia è stata descritta come una bambina di 7 anni. C’è solo una bambina e solo una vittima in questo processo, si chiama Diana. C’è solo una bugiarda e un’attrice in questo processo, si chiama Alessia Pifferi. Datele la possibilità di affrontare il dolore che le scoppierà dentro e per cui chiederà aiuto. Non datele le attenuanti. Condannatela all’ergastolo e avrete dato a Diana giustizia".

Le dichiarazioni di Pontenani prima dell'udienza

È il giorno in cui potrebbe arrivare la sentenza per Alessia Pifferi, la donna a processo con l'accusa di aver abbandonato per giorni la sua bimba di 18 mesi provocandone la morte per stenti. Il pubblico ministero Francesco De Tommasi, dopo una requisitoria durata sei ore, ha chiesto l'ergastolo per l'imputata. Il procuratore aveva detto: "L’obiettivo era sbarazzarsi della figlia perché non riesce a sopportare il peso della responsabilità di una vita che non vuole. Pifferi non ha il coraggio di uccidere direttamente sua figlia, lascia che lo facciano gli eventi, e questo perché non ha problemi mentali". E ha continuato: "Non merita attenuanti generiche perché non c’è stato pentimento, ha sempre mentito recitando una parte con arroganza".

L'avvocata Alessia Pontenani prima di fare il suo ingresso in tribunale oggi, lunedì 13 maggio, ha precisato che chiederà l’assoluzione: "Alessia è vissuta nella povertà e nell’ignoranza. Se non ha avuto una piccola pensione che le spettava era solo perché la famiglia non ne ha fatto richiesta. L’ho vista venerdì, ma non abbiamo parlato del processo". La sorella di Alessia Pifferi, Viviana, ha invece detto: "Arriviamo a questo giorno devastati, anche perché hanno cercato di buttarci addosso di tutto. Io Diana la porto sempre con me e lei sa che noi non l’abbiamo abbandonata”. Mamma ripete: “La colpa non è nostra, Diana merita giustizia".

Intanto, il processo è iniziato con il pubblico ministero che ha spiegato che ieri 12 maggio ha inviato alla Corte una memoria con le valutazioni sulle carte prodotte dal legale Alessia Pontenani: questa, nell'ultime udienze, ha consegnato alla corte documenti che dimostrano le difficoltà accertate dai medici sulla sua assistita quando era piccola, ma il pm nella memoria ha spiegato che a suo parere non cambiano la valutazione dello stato mentale di Pifferi.

L'avvocata Pontenani ha risposto allora che vuole che anche suoi consulenti valutino quella documentazione e chiede che sia riaperta l’istruttoria con nuova perizia psichiatrica. La corte si è riunita per decidere e ha rigettato sia la memoria del pm sia la richiesta di aprire istruttoria.

(articolo in aggiornamento e scritto in collaborazione con Chiara Daffini, Giorgia Venturini e Matilde Peretto)

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