Venduta a 17 anni, ottiene lo status di rifugiata: “Se tornasse potrebbe essere ancora costretta a prostituirsi”
"Venduta dal padre ancora minorenne, dall'Albania è stata portata clandestinamente in Italia per essere immessa in un tratta internazionale di prostituzione". Sono queste le parole di Stefano Afrune, avvocato della donna a cui ieri, giovedì 30 gennaio, è stato riconosciuto lo status di rifugiata.
Dopo un lungo iter processuale, nella giornata di ieri, il tribunale di Brescia ha accolto il ricorso presentato dall'avvocato della donna in seguito al rigetto della Commissione territoriale per il riconoscimento di protezione internazionale. Secondo il tribunale, infatti, un ipotetico rimpatrio della donna sarebbe stato pericoloso per la sua incolumità perché avrebbe voluto dire tornare in un Paese, l'Albania, che i giudici bresciani hanno ritenuto essere pericoloso.
"Si tratta di una donna che ha passato la maggior parte della sua vita in Italia, che non conosce minimamente il paese di origine" – ha raccontato Stefano Afrune a Fanpage.it – "Se fosse stata rimpatriata sarebbe stata esposta a gravi pericoli perché l'Albania è un contesto fortemente punito per una ragazza madre. Primo tra tutti, avrebbero potuto rintracciarla e sarebbe potuta tornare a essere vittima del fenomeno di re-trafficking, ricadendo nella medesima forma di sfruttamento. Per non dimenticare che essendo stata ripudiata e venduta dalla famiglia ancora bambina, sarebbe stata senza il supporto della famigliari o degli amici".
Ma perché questa sentenza è così importante? "La grandezza di questa sentenza è quella di far chiarezza sullo status di rifugiato come concetto svincolato da quelli che possono essere i pregiudizi verso i precedenti penali di una persona", ha detto ancora l'avvocato a Fanpage.it.
"Spesso è opinione comune pensare che chi chiede asilo politico debba essere incensurato per ricevere una qualsiasi forma di beneficio. Questo caso dimostra invece che il richiedente può essere stato costretto, nella propria vita passata, a commettere atti criminosi senza avere alternativa, ma che questo non può e non deve pregiudicare la sua tutela futura. È importante stabilire il principio secondo cui lo status di rifugiato ha a che fare con il vissuto e la storia personale delle persone, indifferentemente dal loro aver commesso un reato o meno, per quello c’è la punizione penale che è un'altra cosa".
Prostituzione, droga e violenza: la storia della donna che ha ottenuto lo status di rifugiata
"A 17 anni, ancora minorenne, la ragazza è stata venduta dal padre a un uomo che gestiva un giro di prostituzione internazionale. Dall'Albania è stata portata clandestinamente in Italia e, una volta qui, è stata costretta a prostituirsi fino ai suoi 23 anni" – ha raccontato a Fanpage.it Stefano Afrune, avvocato della donna.
"Dopo essere stata vittima della tratta di prostituzione per sei anni, si è innamorata di un ragazzo che l'ha coinvolta in un’attività di narcotraffico di cocaina in provincia di Brescia. La sua partecipazione è stata scoperta dalla forze dell'ordine e la donna è stata arrestata su ordine della Procura di Bergamo e condannata a cinque anni di reclusione per concorso nel reato di traffico e detenzione illeciti di grandi quantità di sostanze stupefacenti".
"Dopo un periodo trascorso in carcere la donna ha beneficiato dell’affidamento ai servizi sociali di Brescia dove ha vissuto distaccandosi dal mondo criminale", ha spiegato l'avvocato a Fanpage.it. "Qualche anno fa ha però instaurato una relazione con un uomo violento, suo connazionale. La ragazza ha avuto la forza di denunciarlo e l’uomo è stato condannato per maltrattamenti".
È a questo punto che, però, la questura le ha revocato il permesso di soggiorno. "Abbiamo deciso allora di avviare l’iter per la protezione internazionale", ha detto ancora l'avvocato. "In questo arco di tempo la donna ha avuto una bambina da un altro uomo, anch'egli suo connazionale, che però ha perso la vita in un incidente stradale".
In questo scenario la Commissione ha ascoltato la donna in procedura accelerata. "Nonostante il provvedimento abbia evidenziato per lei degli elementi di grande fragilità, ai sensi dell’art. 17 del cosiddetto Decreto Salvini che ritiene impossibile poter concedere una qualsiasi forma di protezione in ragione di reati penali commessi in passato, la Commissione ha rigettato ogni forma di protezione nei suoi confronti. Allora abbiamo deciso di impugnare la decisione della Commissione e, dopo aver ascoltato e ripercorso il vissuto della donna – vittima di tratta, venduta dalla famiglia e immessa nel mondo della prostituzione ancora minorenne – il tribunale di Brescia le ha concesso lo status di rifugiata. Alla fine, ce l'abbiamo fatta".
La Convenzione di Ginevra, la legge che tutela lo status di rifugiato
"La normativa sovranazionale che definisce lo status di rifugiato è l'articolo 1 della Convenzione di Ginevra del 1951", ha spiegato l'avvocato a Fanpage.it. "Il problema di questa normativa è l'applicazione che non rispecchia la sua sostanzialità. Questo perché le commissioni sono vincolate in primo luogo al rispetto verso la normativa nazionale e la legge italiana, con l’applicazione dell'attuale lista dei paesi sicuri, sta rischiando di far sfuggire attraverso questo meccanismo molti casi che invece meritano tutela".