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Vendevano pass falsi per i parcheggi in città: 4 vigili condannati per danno d’immagine al Comune di Milano

Quattro vigili sono stati condannati per il danno d’immagine che avrebbero provocato al Comune di Milano. Gli agenti erano finiti al centro di un’inchiesta sulla vendita di pass falsi per i parcheggi e sulla cancellazione di multe.
A cura di Enrico Spaccini
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La Corte dei Conti ha condannato al pagamento di 15mila euro a testa due ex agenti della polizia locale di Milano che falsificavano e vendevano pass per i parcheggi in città. Altri due ex vigili in rito abbreviato erano stati condannati al pagamento di 8.750 euro a testa a beneficio delle casse del Comune. La Corte, infatti, ha ritenuto che con il loro comportamento hanno provocato un danno d'immagine in quanto appartenenti a un ruolo "particolarmente espressivo della legalità dell’azione amministrativa pubblica".

Come riportato dal Corriere della Sera, i quattro erano già stati condannati in via definitiva dalla Suprema Corte di Cassazione nel 2018 a pene fino a 6 anni e 5 mesi. L'inchiesta era partita nel 2009, quando alcuni dirigenti della polizia locale si erano resi conto che circolavano troppi permessi per il parcheggio gratis in città. Così è stato ricostruito un percorso che inizialmente coinvolgeva sette vigili urbani e diversi commercianti e professionisti che avrebbero comprato i pass.

Uno degli agenti condannati aveva spiegato di aver utilizzato gli strumenti dell'ufficio permessi e un software "parallelo" per produrre i falsi pass. Un altro, invece, si occupava della trattazione dei prezzi con i privati. Ogni permesso era venduto a cifre che variavano dai 70 ai 150 euro. Inoltre, è stato scoperto anche un meccanismo per la cancellazione di multe per il quale i vigili a volte accettavano come pagamento anche cassette di frutta e verdura.

Oltre alla condanna in sede penale, gli ormai ex agenti di polizia locale sono stati ritenuti responsabili anche di un danno di immagine nei confronti del Comune di Milano. Due devono pagare 8.750, come è stato deciso in rito abbreviato, mentre altri due sono stati condannati dalla Corte dei Conti al pagamento di 15mila euro a testa.

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