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Vandalizzata la lapide per Adriano Pogliaghi, partigiano ucciso a 22 anni a Mauthausen

Ignoti hanno vandalizzato a Milano la lapide dedicata ad Adriano Pogliaghi, partigiano ucciso a 22 anni nel campo di concentramento di Mauthausen pochi giorni prima della Liberazione. A darne notizia l’Anpi provinciale: “Il grave ennesimo atto di vandalizzazione offende la Memoria di chi ha lottato per la libertà di tutti noi e la sensibilità di Milano, città democratica e antifascista”.
A cura di Francesco Loiacono
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La lapide vandalizzata (Foto Anpi Milano)
La lapide vandalizzata (Foto Anpi Milano)

È passato poco tempo dal "Giorno della memoria", ma c'è purtroppo chi continua a offenderla. A Milano ignoti hanno vandalizzato la lapide dedicata ad Adriano Pogliaghi, partigiano ucciso a soli 22 anni nel campo di concentramento di Mauthausen. Il monumento dedicato alla memoria del ragazzo si trova in via Segneri, al Giambellino. Qualcuno negli scorsi giorni ha incendiato la corona posta sotto la lapide, causando l'annerimento della stessa, adesso difficilmente leggibile.

A segnalare l'atto vandalico è stato Roberto Cenati, presidente della sezione provinciale di Milano dell'Anpi, Associazione nazionale partigiani d'Italia: "Il grave ennesimo atto di vandalizzazione offende la Memoria di chi ha lottato per la libertà di tutti noi e la sensibilità di Milano, città democratica e antifascista – ha scritto Cenati -. Chiediamo al Comune di Milano di intervenire per il ripristino di questa lapide e per la sistemazione di numerose altre lapidi che versano in condizioni precarie nella nostra città. Da parte nostra ci impegneremo sempre di più a tenere viva la Memoria, legata alla conoscenza storica, vaccini indispensabili di fronte al ripresentarsi di movimenti neofascisti xenofobi e antisemiti".

La lapide vandalizzata (Foto Anpi Milano)
La lapide vandalizzata (Foto Anpi Milano)

Chi era Adriano Pogliaghi, martire della libertà ucciso a 22 anni

Cenati ha poi ricordato brevemente la vita del partigiano commemorato dalla lapide: Adriano Pogliaghi entrò nel movimento socialista clandestino nel novembre del 1943, partecipando poi al grande sciopero generale del marzo 1944 considerato da molti storici un momento fondamentale per la Resistenza al nazifascismo. Il ragazzo venne quindi arrestato e arruolato a forza nella marina, ma riuscì a fuggire e unirsi nuovamente ai suoi compagni socialisti. Dopo essere stato nuovamente arrestato, venne rinchiuso prima nel carcere di San Vittore e poi deportato nel lager di Mauthausen, dove morì il 19 aprile del 1945, pochi giorni prima della Liberazione di Milano e dell'Italia.

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