Valentina Di Mauro uccisa dal compagno, la sorella: “Lui era orfano e lo abbiamo accolto come un fratello”
Sono passate settimane dall'omicidio di Valentina Di Mauro, la ragazza uccisa a coltellate dal compagno Marco Campanaro, 37 anni, con cui viveva da due anni. I carabinieri una volta aperta la porta di casa hanno trovato l'uomo sporco di sangue mentre farfugliava di aver avuto un raptus di gelosia. Prima di allora nessun segnale che potesse far immaginare tutto questo. La coppia non la si sentiva mai litigare e Valentina era felice. Due sere prima l'uomo aveva cucinato la pizza e invitato a casa i parenti della ragazza. "Per noi è ancora tutto irreale", spiega a Fanpage.it Alessandra Di Mauro, la sorella maggiore di Valentina.
Chi era Valentina?
Valentina era un angelo di ragazza, una grande lavoratrice. Era molto legata a noi della famiglia e soprattutto a mio figlio, il suo nipotino. Aveva un rapporto speciale con ognuno di noi: è troppo irreale tutto questo. Ci chiediamo il perché. Siamo proprio distrutti, è una cosa inaccettabile.
C'erano mai stati segnali?
No. Tanto che questo ragazzo, sapendo che aveva perso i genitori, lo abbiamo accolto in famiglia come se fosse uno di noi: sapendo che stava male per il lutto che ha subito. Non potevamo aspettarci un gesto simile, assolutamente. Non dava segni che fosse un uomo violento: niente botte o maltrattamenti prima. Anche perché vedevamo felice Valentina e automaticamente lo eravamo noi. Valentina non si meritava tutto questo, così come non se lo meritano le altre donne vittime di femminicidi. Ora il caso è in mano alla giustizia, che faccia il suo corso.
Dal carcere Marco Campanaro ha mai provato a mettersi in contatto con voi?
No, ma noi di lui non ne vogliamo sapere più nulla. Ci ha strappato via il nostro angelo. Noi siamo cresciute sempre unite. Valentina chiamava la mamma tutte le mattine prima che andava a lavorare. Vivevamo in simbiosi. Per mio figlio impazziva. Ci supportavamo sempre a vicenda.
Qual è stato l'ultimo messaggio a sua sorella?
Ci siamo visti tutti due sere prima l'omicidio. Eravamo andati a cena da loro, erano mesi che non accadeva. Il compagno aveva fatto la pizza per tutta la famiglia. Ho mandato un messaggio a mia sorella facendo i complimenti per la cena, complimenti che ho chiesto di estendere al compagno. Non mi va neanche di nominarlo.
Che rapporto c'era con lui?
Lo avevamo accolto in famiglia come uno di noi. Lui chiamava nostra madre "mamma". Io lo chiamavo "fratello Marco". Ma nessuno si poteva aspettare una cosa simile. Ci chiediamo perché. Ci ha danneggiato. Ha distrutto non solo noi come famiglia, ma tante altre persone. La giustizia adesso farà il suo corso.
Secondo lei, come si potrebbero fermare i femminicidi?
Sicuramente occorre più protezione verso le donne e che le leggi siano più severe per quanto riguarda le pene. Perché spazzare via una vita simile è inaccettabile. Come fermare tutto questo? Forse insegnando il rispetto verso le donne e viceversa già nelle scuole.
Le istituzioni vi hanno contattati per offrirvi aiuto? Anche magri un supporto psicologico?
No, non abbiamo ricevuto nessuna chiamata. Mia madre è distrutta. Non ci aspettavamo questo, da un giorno con l'altro soprattutto. Tutto questo è inaccettabile. Bisogna fermare questi femminicidi. Già mi dispiaceva per tutte le donne uccise dai compagni che sentivo alla tv, ora è toccato a mia sorella. Ripeto, ho fiducia nella giustizia.