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Vaccini in Lombardia, il caso dei dati diversi tra governo e Regione: “Problema di conteggio”

Dopo il caso “zona rossa” e l’errore nei dati sui pazienti sintomatici, la Lombardia è finita al centro di un nuovo “giallo” sui numeri relativi ai vaccini contro il Covid-19. Sono infatti emerse discrepanze tra i dati “open” consultabili sul sito del governo e quelli comunicati dalla Regione guidata da Attilio Fontana. Secondo i dati del governo, rielaborati anche dalla Fondazione Gimbe, circa la metà delle dosi è finita a personale non sanitario. Per la Regione la percentuale è molto più bassa: 21 per cento. La discrepanza, secondo quanto appurato da Fanpage.it, risiederebbe in un problema di conteggio: alcune categorie, come gli operatori dell’emergenza, non sono stati considerati “personale sanitario”.
A cura di Francesco Loiacono
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A quali categorie e in che quantità sono stati finora somministrati finora i vaccini anti Covid in Lombardia? Sembrava un dato facilmente reperibile, anche grazie al report consultabile sul sito del governo, nella sezione dedicata alla campagna vaccinazione anti Covid-19. Eppure, anche in questo caso, dopo gli errori sulla "zona rossa", sono emerse delle discrepanze tra i dati "open" consultabili sul sito del governo e quelli comunicati dalla Regione guidata da Attilio Fontana. Il nuovo caso è esploso dopo che la Fondazione Gimbe, in un suo monitoraggio pubblicato sul sito il 28 gennaio e aggiornato al giorno prima, ha rivelato come in Lombardia la percentuale di personale non sanitario vaccinato (o meglio, a cui è stata somministrata una dose di vaccino) fosse ben superiore alla media italiana: 51 per cento contro una media del 22 per cento.

La replica della Regione Lombardia, ma i conti non tornano

Anche in questo caso, come già avvenuto per la questione "zona rossa", da Palazzo Lombardia è arrivata subito una replica: "Ad oggi (la nota è di ieri 28 gennaio, ndr) Regione Lombardia ha effettuato oltre 256.000 vaccini anti covid. Di questi, la stragrande maggioranza, più di 172.000 (67,2 per cento) sono stati somministrati ad operatori sanitari di strutture pubbliche, private, Medici di Medicina Generale (MMg), Pediatri di libera scelta e liberi professionisti, 30.000 (11,7 per cento) a ospiti di strutture sanitarie e sociosanitarie e 54.000 (21,1 per cento) a operatori non sanitari (personale che opera nelle Aziende ospedaliere pubbliche, private, Enti e strutture accreditate o autorizzate nell’ambito del Servizio Sanitario regionale). Il personale vaccinato rientra quindi nelle categorie indicate dalla struttura commissariale, per la prima fase della campagna". In coda, la stoccata alla fondazione presieduta da Nino Cartabellotta: "In merito alla ricostruzione fornita dalla Fondazione Gimbe, si sottolinea che questa non è coerente con l’attività vaccinale realmente svolta e comunicata al Ministero della Salute da Regione Lombardia".

Dagli open data emergono altri valori

La controreplica della Fondazione Gimbe non si è fatta attendere: "In merito alle contestazioni da parte di Regione Lombardia sulle percentuali di dosi vaccino somministrate per categoria si ribadisce – come già riportato nel comunicato – che le analisi della Fondazione Gimbe si basano sui dati pubblicamente disponibili nel repository ufficiale del Governo italiano sui vaccini". Segue un link effettivamente presente nella pagina del Report sulla campagna vaccinale, che rimanda ai dati in formato open (dal momento che il sito nella sua versione grafica non risulta funzionante nella sezione "somministrazioni per categoria"). Fanpage.it li ha consultati, scoprendo valori ben differenti da quelli comunicati dalla Regione. Al 28 gennaio (ultimo aggiornamento finora disponibile), in Lombardia risultano essere state somministrate 264.918 dosi di vaccino, così distribuite: 112.094 a personale sanitario e socio-sanitario, 130.067 a personale non sanitario, 20.602 a ospiti delle Rsa e 2.155 a over 80. La percentuale di dosi somministrate al personale non sanitario risulta del 49 per cento, contro il 42 per cento riservate a operatori sanitari e sociosanitari.

I dati non cambiano molto se si considera come termine il 27 gennaio: su 253.496 dosi totali, quelle somministrate a operatori sociosanitari sono 103.841 (40,9 per cento), mentre quelle riservate a personale non sanitario sono 127.533 (50,3 per cento). Seguono 19.988 dosi somministrate a ospiti delle Rsa (7,8 per cento) e 2.134 dosi somministrate a over 80 (0,8 per cento).

La Regione: Dipende da come vengono aggregati i dati dal ministero

I dati provenienti dal repository ufficiale sembrerebbero quindi ragione alla Fondazione Gimbe, che nella sua controreplica suggeriva alla Regione di "verificare ed eventualmente rettificare i dati trasmessi al Commissario straordinario/Ministero della Salute che alimentano la dashboard sui Report vaccini anti Covid-19" per "sanare eventuali incongruenze rilevate". Ma la spiegazione di questa discrepanza, anche se dalla Regione ufficialmente non replicano, risiederebbe nel modo in cui i dati vengono aggregati sul sito del ministero. Alcune categorie, come ad esempio gli operatori dell'emergenza (quasi tutti volontari), non sarebbero stati conteggiati tra il "personale sanitario", facendo così sballare i dati. Il tema, dicono fonti da Palazzo Lombardia, è vedere quante persone si riescono a vaccinare, più che stare dietro a classifiche definite inutili.

Bussolati: Grave che continuino ad esserci problemi a livello informatico

Secondo il consigliere del Partito democratico Pietro Bussolati, interpellato da Fanpage.it, in questo caso si è trattato di un problema di conteggio dei dati, dovuto a un "atavico e grave problema al sistema informatico" che la Lombardia sconta a causa di una sua società poi inglobata in Aria. "Per fortuna in questo caso il problema non dovrebbe aver impattato sulle categorie effettivamente vaccinate", che mostrano percentuali di copertura più o meno simili a quelle di altre regioni italiane. Il problema informatico, secondo il consigliere, dovrebbe essere risolto entro i prossimi giorni. Ma certo l'ennesimo intoppo legato ai dati dopo il grave errore sulla zona rossa deve far riflettere: "È grave che continuino ad esserci problemi che dimostrano una paralisi gestionale-amministrativa in Lombardia", conclude Bussolati.

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