Va in Camerun per lavoro e prende la malaria, si indaga sulla morte di Lorenzo Pagliari
La Procura di Cremona è pronta ad aprire un fascicolo per fare chiarezza sulla morte di Lorenzo Pagliari, il 38enne di Cavatigozzi deceduto lo scorso 31 dicembre per malaria nel reparto di Terapia intensiva dell'ospedale Maggiore. A darne notizia è Alberto Righi, dirigente della Struttura Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro di Ats della Val Padana, che spiega come questo sia necessario per condurre le attività di indagine per approfondire eventuali responsabilità.
Il viaggio in Camerun e la malaria
Pagliari era impiegato come specialista elettronico per Ocrim, un'azienda cremonese specializzata nella fornitura di impianti molitori, mangimifici e lavorazioni di cereali. Il 13 dicembre scorso era rientrato dal Camerun dove era stato per alcuni giorni per questioni di lavoro insieme a due colleghi senza sottoporsi alla profilassi anti malarica (consigliata, ma non obbligatoria). Tra il 24 e il 25 dicembre il 38enne avrebbe iniziato ad accusare i primi sintomi, come tosse e febbre.
Poiché il tampone per il Covid-19 aveva dato esito negativo, la famiglia di Pagliari aveva deciso di contattare telefonicamente un paio di medici per capire come muoversi. "Nessuno ha pensato di mettere in relazione quel malessere con il viaggio in Africa", hanno dichiarato i genitori del ragazzo. Le sue condizioni sono iniziate a peggiorare, tanto che il 30 dicembre si è rivelato necessario il suo ricovero in ospedale dove, il giorno dopo, è deceduto.
Si indaga sul ritardo della diagnosi
Secondo la famiglia di Pagliari, ci sarebbe stato un ritardo nella diagnosi che, al contrario, avrebbe potuto salvargli la vita. Un ritardo che si sarebbe potuto evitare almeno in parte, poiché un collega del 38enne è ricoverato nello stesso ospedale dal 29 dicembre proprio per malaria. Le sue condizioni sono in miglioramento, mentre Pagliari è deceduto.
L'Ats della Val Padana, in attesa che la Procura apra il fascicolo, si sta attivando per accertare eventuali responsabilità nel decesso del 38enne. La famiglia e sindacati chiedono, infatti, che la sua morte venga catalogata come infortunio mortale sul lavoro.