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Usura ed estorsioni con metodo mafioso durante il lockdown: arrestate 15 persone

Nella mattinata di oggi, lunedì 25 ottobre, sono state arrestate quindici persone con l’accusa di aver perpetrato usura ed estorsioni nei confronti di alcuni imprenditori durante il lockdown. Gli arresti sono avvenuti tra le province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Cremona e Ascoli Piceno.
A cura di Ilaria Quattrone
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Usura ed estorsioni durante il lockdown: sono queste le accuse formulate nei confronti di quindici persone che hanno portato al loro arresto. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite nella mattinata di oggi, lunedì 25 ottobre, tra le province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Cremona e Ascoli Piceno. L'operazione, denominata "Atto Finale", ha visto il coinvolgimento della Polizia, dei carabinieri e della guardia di Finanza di Brescia. Le indagini sono partite a dicembre 2020: a denunciare è stato un imprenditore stremato dalle continue minacce. Proprio lui, a causa delle difficoltà economiche dovute alla pandemia, aveva chiesto soldi in prestito ad alcune persone vicine alle cosche della ‘ndrangheta.

Avrebbero legami con alcune cosche della ‘ndrangheta

Le indagini infatti sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia. Le misure cautelari sono state disposte nei confronti di persone che avrebbero legami con alcune cosche della ‘ndrangheta. Le accuse, a vario titolo, sono di usura ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Grazie alle indagini degli inquirenti, è stato possibile scoprire che questi soggetti avrebbero stipulato accordi e richiesto pagamenti con condotte intimidatorie, pressioni e pretese. Vittime di questi atti sono stati diversi imprenditori.

A denunciare un imprenditore bresciano

L'imprenditore che ha fatto partire l'inchiesta avrebbe avuto un debito economico di cinquantamila euro con un altro imprenditore: e proprio per questo debito due delle persone arrestate si sarebbero proposte di aiutarlo. Una proposta pagata però caramente: oltre ai 50mila euro, l'imprenditore avrebbe dovuto dare 19.500 euro di interessi. Non solo dalle indagini è emerso che alcune persone vicine alla ‘ndrangheta operino in provincia di Brescia commettendo frodi, usura e riciclaggio: "Purtroppo abbiamo trovato nelle fasi iniziali anche omertà da parte degli imprenditori", ha affermato il tenente colonnello dei carabinieri di Brescia, Francesco Tocci.

Al centro dell'inchiesta Vincenzo Facchineri

Secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Giornale di Brescia", l'inchiesta ruoterebbe attorno a Vincenzo Facchineri. L'uomo avrebbe costruito una solida rete in provincia di Brescia basata proprio sull'usura, le intimidazioni e l'estorsione. Secondo gli accertamenti delle forze dell'ordine, avrebbe avuto collegamenti con le cosche della ‘ndrangheta. In passato era legato anche a esponenti della Banda della Magliana e della Mala del Brenta.

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