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News sulla strage di Samarate

Uno degli ultimi messaggi di Stefania, uccisa dal marito: “C’è sempre tempo per riprendere in mano la vita”

Stefania Pivetta, una delle due vittime della strage di Samarate, aveva scritto sui social pochi mesi prima: “C’è sempre tempo per riprendere in mano la nostra vita. Che sia un lavoro, una passione”.
A cura di Giorgia Venturini
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"C'è sempre tempo per riprendere in mano la nostra vita. Che sia un lavoro, una passione. La paura di perdersi fa perdere momenti preziosi della nostra vita". Questo è uno degli ultimi messaggi pubblica nei mesi scorsi sui social da Stefania Pivetta, la donna di 56 anni uccisa nella notte insieme alla figlia 16enne. Grave in ospedale resta il figlio di 23 anni Nicolò. A poche ore dall'omicidio è stato fermato il marito, nonché padre dei due ragazzi, Alessandro Maja.

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Tanti ora i messaggi di cordoglio lasciati sulla pagina Facebook della donna. Anche Giulia scriveva sui social e faceva riflessioni sulla vita: "Ci sono momenti che ti fermi e fermi il tempo per un attimo, ripensi alla tua vita. Le delusioni, i rimpianti, le gioie, le persone che hanno camminato con te. Poi – ha scritto accanto a un primo piano della ragazzina – guardi i tuoi figli. E ti accorgi di quanto il tempo è passato velocemente. E pensi che non c'è niente di più bello".

Ancora grave in ospedale il figlio di 23 anni

Lotta invece ancora tra la vita e la morte Nicolò, l'altro figlio della coppia di 23 anni rimasto ferito durante la notte. Con la massima urgenza è stato portato in ospedale dove ancora lotta tra la vita e la morte. A dare l'allarme e a chiamare i soccorsi sono stati i vicini di casa. La famiglia prima di oggi non aveva avuto altri episodi di violenza. I due ragazzi vivevano una vita serena. La madre era casalinga, mentre il padre architetto. La coppia si era sposata nel 1992 e avevano comprato casa a Samarate. L'uomo non era noto alle forza dell'ordine. Tutto sembrava normale: come spiega a Fanpage.it il sindaco di Samarate, Enrico Puricelli, che si è precipitato sul posto, "è stato veramente un fulmine a ciel sereno". La famiglia non è mai stata segnalata ai servizi sociali. Resta quindi ancora da capire cosa abbia spinto Alessandro Maja a commettere un simile gesto.

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