Un’assoluzione e due pene dimezzate per il crollo del ponte di Annone, in cui è morto Claudio Bertini
Dopo la sentenza di primo grado di tre anni fa, oggi le cose sono cambiate: un'assoluzione e due condanne con pene dimezzate nel processo relativo al crollo del ponte di Annone, avvenuto il 28 ottobre 2016 in provincia di Lecco. Questa la sentenza stabilita dalla quinta sezione della Corte di Appello di Milano. La tragedia aveva provocato la morte di Claudio Bertini, 68enne di Civate. La sua auto era rimasta schiacciata dalle macerie del cavalcavia crollato a causa del passaggio di un carico eccezionale che non poteva transitare.
Due condanne e un'assoluzione: la nuova sentenza
Nella sentenza di primo grado le condanne erano 3: Giovanni Salvatore, dirigente Anas (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade Statali) e responsabile della statale 36 dove è avvenuto l'incidente, condannato a 3 anni e 6 mesi; Angelo Valsecchi, all'epoca dirigente del settore Viabilità e Infrastrutture della provincia di Lecco, condannato a 3 anni e 8 mesi; infine, Andrea Sesana, responsabile provinciale del servizio concessioni e reti stradali, condannato a 3 anni.
Oggi, invece, la sentenza ha cambiato le cose: Giovanni Salvatore è stato assolto, mentre Valsecchi e Sesana sono stati condannati ma con la pena ridotta della metà, rispettivamente a un anno e 8 mesi e un anno e 4 mesi. Questo è avvenuto perché in sede di Appello sono cambiati i capi d'imputazione: da omicidio stradale a omicidio colposo, oltre al disastro e alle lesioni colpose.
Le condanne precedenti e i problemi del viadotto
In primo grado era già stata assolta Silvia Garbelli, funzionaria della provincia di Bergamo che aveva consentito il transito del carico eccezionale sul cavalcavia. Mentre Roberto Torresan, autore dell'ultimo progetto per la manutenzione del ponte di Annone, aveva patteggiato un anno e due mesi con la sospensione della pena. L'uomo non avrebbe segnalato i problemi del viadotto.
Il cavalcavia non era in ottime condizioni, esigeva manutenzioni alla struttura e l'altezza dell'impalcato non era adeguata. Non era nemmeno inserito nelle opere di competenze censite dall'Anas, quindi risultava di pertinenza di nessuno. Infine, era un ponte non adatto al transito di autocarri pesanti come quelli dei trasporti eccezionali. Il suo crollo sembrava inevitabile in queste condizioni.