Una targa per Giuseppe Tavecchio, pensionato “ucciso innocente” da un candelotto sparato dalla polizia
Giuseppe Tavecchio si trovò al posto sbagliato nel momento sbagliato. E morì "innocente", così come ricorda una targa apposta per non dimenticare una delle tante tragedie degli "anni di piombo". Il Comune di Milano ha scelto, dopo cinquant'anni, di ricordare il pensionato milanese che l'11 marzo del 1972, mentre si trovava in via Verdi, all'angolo con piazza della Scala, venne colpito al collo da un candelotto lacrimogeno sparato dalle forze dell'ordine. Una tragedia che per molti anni ha subìto una "rimozione", proprio come il titolo di un libro dello scrittore Andrea Kerbaker che, grazie al suo lavoro di ricerca, ha fatto riemergere la storia e la tragica fine di un cittadino uscito per fare una commissione e mai più tornato a casa dai suoi cari.
La lapide posta a ricordo di Giuseppe Tavecchio recita: "Ucciso innocente l'11 marzo del 1972 da un candelotto lacrimogeno durante una passeggiata in un sabato pomeriggio funestato da scontri di piazza". Quel sabato a Milano il movimento anticomunista milanese "Maggioranza silenziosa", di cui faceva parte anche l'allora missino Ignazio La Russa, aveva organizzato una manifestazione in piazza Castello. Gli antifascisti preannunciarono una contromanifestazione e, durante il comizio di La Russa, attaccarono le forze dell'ordine poste a difesa della manifestazione di stampo anticomunista. L'attesa reazione delle forze dell'ordine diede il via a scontri che imperversarono in diverse vie cittadine.
Giuseppe Tavecchio, che all'epoca dei fatti aveva 60 anni, morì in una delle fasi di questi scontri. Ex guardiano del macello comunale in pensione, nel pomeriggio di quel sabato era uscito per andare a comprare della carne dal macellaio di fiducia, suo ex collega. Mentre si trovava all'altezza del civico 2 di via Verdi, in un momento che secondo alcuni era di "calma apparente" negli scontri, venne colpito accidentalmente da un lacrimogeno sparato dalle forze dell'ordine. Cadde a terra e battè la testa, morendo dopo alcuni giorni senza mai riprendere conoscenza. Alla sua morte, anche per il diretto intervento dell'allora ministro dell'Interno Mariano Rumor, non furono dedicati che trafiletti sui giornali: proprio quelle poche righe colpirono un allora adolescente Kerbaker, che nel 2016 ha dedicato un libro per ridare dignità a un semplice cittadino, né di destra né di sinistra, vittima della violenza degli anni di piombo. A Tavecchio Kerbaker ha anche dedicato un podcast, primo della serie "Milano è memoria": lo si può ascoltare a questo link.