Una giornata senza green pass a Milano: dai parrucchieri ai bar, in pochi lo chiedono
Green pass base e green pass rafforzato, cioè "super Green pass". Il governo ha approvato il nuovo Dpcm che dal primo febbraio renderà obbligatorio l’utilizzo del Green pass per accedere a quasi tutti i luoghi pubblici. L'utilizzo della certificazione verde, base o "super", è però già obbligatorio per consumare in bar e ristoranti, per prendere i mezzi pubblici e per usufruire di servizi alla persona come parrucchieri, barbieri ed estetisti. Pur essendo in possesso della certificazione verde, ho deciso per Fanpage.it di provare a vivere sulla mia pelle una giornata senza Green pass a Milano per capire quanto sia reale questo "lockdown dei vaccinati" di cui si parla.
La colazione al bar: tre su quattro non chiedono il Green pass
Come prima cosa decido di andare a fare colazione nel primo bar che incontro. Entro e trovo una lunga fila di persone in attesa. Mi accorgo che chiedono il Green pass e scappo subito via. Decido di entrare nel bar di fronte e riesco a fare colazione senza problemi. Non contento mi fermo al bar successivo e anche qui non mi viene chiesto nulla. Per soddisfare il mio bisogno di caffeina entro quindi in un terzo bar e anche qui non è richiesta la certificazione verde.
Più serrati i controlli dai parrucchieri
Non taglio i capelli da tempo e decido quindi di cercare un parrucchiere disposto a darmi una spuntatina senza Green pass, certificazione che sarebbe obbligatoria mostrare (e controllare) da giovedì 20 gennaio. A questo punto la ricerca inizia a farsi più complicata del previsto: solo dopo aver girato cinque saloni diversi trovo quello in cui senza battere ciglio mi fanno accomodare e riesco a lavare e tagliare i capelli senza bisogno di esibire il Green pass.
Ormai soddisfatto della mia mattinata decido prendere un altro caffè senza certificazione verde. E subito dopo, un bel giretto in centro con il tram. Salgo, timbro e arrivo fino in Duomo senza nessun controllo. Dopo una bella passeggiata il freddo invernale di Milano inizia a farsi sentire, così decido di cercare un posto dove sedermi a bere qualcosa di caldo. Entro nel primo bar, nessun problema, posso sedermi senza certificazione. Ad un certo punto il panico, l’incubo di ogni no Green pass: entra un poliziotto nel locale, sarà qui per un controllo?
Se trovati a consumare all’interno senza Green Pass il cliente rischia un verbale da 400 euro e il gestore del locale la chiusura per 5 giorni. L'ingresso della polizia si rivela però un falso allarme: tutto a posto, gli agenti si sono fermati a prendere un caffè, posso tornare a godermi la mia tisana in tranquillità.
Anche al ristorante i controlli non sono così frequenti
La mattinata è volata via ed è già ora di pranzo: inizia dunque la ricerca di un posto dove mangiare. Dopo due rifiuti il terzo ristorante mi accetta anche senza Green pass. Anche il pranzo è andato, è ora di tornare in redazione. Questa volta prendo la metro, ovviamente senza Green pass. Nessun controllo. Ricapitolando: ho girato per bar, ristoranti, mezzi pubblici e parrucchieri senza mai mostrare il mio Green pass. Avrei rischiato un verbale da 400 euro se davvero non lo avessi avuto, ma nessuno mi ha mai fermato. Ovviamente il certificato verde resta uno degli strumenti principali per il contenimento dei contagi, ma per renderlo efficace sembra necessario da un lato un maggior controllo da parte delle attività e delle forze dell’ordine, e dall'altro il senso civico di tutti i cittadini.