Una città più pubblica e partecipativa: Milano secondo il candidato sindaco Simone Sollazzo
Una Milano che rimetta al centro la dimensione pubblica e in secondo piano gli interessi dei privati, che si fondi sulla reale partecipazione dei cittadini e dia spazio alle competenze delle persone. È quella che ha in mente Simone Sollazzo, ex consigliere comunale dei Cinque stelle, adesso passato nel gruppo misto, che sarà tra i candidati sindaco alle prossime elezioni Comunali. Nato e cresciuto a Milano, sposato e con una figlia, un diploma al liceo linguistico e una laurea in Dams a Bologna, Sollazzo fin dal 2012 ha legato la sua esperienza politica al Movimento 5 stelle, dal quale però è poi uscito in maniera tumultuosa: "È stato un brutto divorzio, un brutto finale di partita", dice a Fanpage.it parlando della sua fuoriuscita dal MoVimento. La voglia di fare politica per la sua città gli è però rimasta e ha portato alla creazione di una lista civica, Milano Concreta.
Consigliere, perché si candida, cos'è questo progetto e a chi si rivolge?
Non è una mossa per nutrire l'ego, ma un far tesoro dell'esperienza acquisita in questi 5 anni per fare da garante a questo progetto molto serio che non è rivolto solo agli ex Cinque stelle. Non siamo una costola nostalgica del M5s, il progetto è rivolto a tutta la società civile e agli esperti che hanno competenza di un determinato settore: l'urbanistica, la mobilità, la cultura. E il progetto poi punta ad espandersi e a coinvolgere le municipalità e poi la Città metropolitana. Ci muoviamo a piccoli passi, siamo nati soltanto il 16 di gennaio e c'è molto lavoro da fare: ma gli aspetti amministrativi per avviare questo progetto ci sono.
Quali sono le parole chiave della sua lista civica?
Trasversalità, perché non siamo né di destra né di sinistra ma abbiamo una nostra identità marcata. Più pubblico che privato, più partecipazione perché la democrazia diretta torni ad essere una delle colonne portanti del progetto. E poi innovazione e cultura. Vogliamo essere innovativi, perché qualcosa che ha a che fare con internet c'è, ma senza la morbosità di Rousseau (l'ormai ex piattaforma online del Movimento 5 stelle, ndr). E molto verrà fatto anche sul campo.
Una democrazia partecipativa, ma meno mediata dalle piattaforme, quindi: più umana?
Una democrazia partecipativa più umana dove daremo veramente spazio alle competenze delle persone, senza imbrigliarle in gruppi di zona e cerchi magici. I gruppi di lavoro verranno gestiti da un referente che ha i titoli per poterlo fare, un esperto, un professionista che farà da facilitatore tra le proposte dei cittadini e delle municipalità verso l'amministrazione centrale. Ci sarà un approccio da laboratorio, da start up politica: per ogni tema che affronteremo cercheremo di studiare un piano di fattibilità che si riversi in una mozione, in un atto amministrativo o in una raccolta firme. Ci dovrà sempre essere una finalità in ciò che facciamo. Milano Concreta sarà una forza politica civica ma anche molto attiva, col tempo si farà anche un certo carattere, che però è già molto orientato verso la gente e il pubblico.
Quindi niente più partnership tra pubblico e privato, che è la formula alla base delle grandi trasformazioni urbanistiche di Milano?
Il partenariato tra pubblico e privato si può valutare solo nel momento in cui la regia è veramente comunale e se non va a incidere sui costi che deve sostenere la collettività. Non può diventare solo appannaggio dell'imprenditore privato.
Parliamo di alcuni dei temi che interesseranno la città nel futuro, anche immediato: sul nuovo stadio di San Siro e sull'abbattimento del vecchio Meazza qual è l'orientamento di Milano Concreta e del suo candidato sindaco?
Siamo contrari all'abbattimento di San Siro, siamo favorevoli a un piano di riqualificazione alternativo che possa rendere la struttura polivalente in tutte le stagioni dell'anno, non solo d'estate quando si parla di concerti. Dato che c'è il rischio che le squadre (inter e Milan, ndr) abbandonino questa location, allora rendiamola polivalente anche per altri tipi di sport e discipline, però conserviamola perché è un simbolo molto importante.
Nel 2026 ci saranno le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina.
Dobbiamo rendere la manifestazione il più sostenibile possibile, dal punto di vista ecologico ed economico. Per tutta la cantieristica ci deve essere una registrazione trasparente di tutti quelli che sono gli imprenditori che subentreranno all'interno di questi bandi, fino alla realizzazione di queste opere pubbliche che serviranno per la manifestazione e poi verranno restituite alla collettività. Dobbiamo cercare di creare attraverso la Commissione antimafia delle vere check list di tutti i soggetti che faranno affari con la Pubblica amministrazione.
Un altro dei grandi temi è quello legato alla mobilità e alle piste ciclabili.
Qui torna il tema della partecipazione. Se l'amministrazione avesse ascoltato di più le esigenze sia della cittadinanza sia degli operatori che lavorano sulla strada, come i tassisti, gli ncc, i commercianti, facendo adeguati tavoli di confronto, avremmo avuto delle piste ciclabili fatte con buon senso e vera utilità nelle aree in cui servono, invece di limitarsi a una striscia di vernice in pieno centro.
Quindi sì alle piste ciclabili, ma non calate dall'alto?
Esatto, il processo deve essere inverso: deve partire da chi vive la città, non da chi è chiuso nelle sale del potere.
Sulla riapertura dei Navigli, quello che per Sala è un "sogno"?
Il progetto elaborato dalla giunta Sala è da bocciare in toto: è invasivo, si tratta solo di cinque vasche non navigabili. E il che non è funzionale né per il ripristino di tutta la rete idrica di Milano e provincia, né per il turismo. Esistono progetti alternativi che vanno ritirati fuori, e va capito se sono utili sotto questi due punti di vista.
A Milano c'è infine, ultimo ma in realtà enorme, il tema dell'emergenza abitativa.
Siamo a favore dell'edilizia residenziale pubblica, abbiamo tutto un patrimonio da riqualificare. Siamo contrari a quelle forme composite di edilizia sociale che vanno poi solo a favorire gli imprenditori privati.
Il famoso social housing.
Esatto, noi dobbiamo riqualificare innanzitutto l'esistente, il patrimonio che già abbiamo a disposizione: ho visitato diverse realtà, da via Tofano a via Villani, zone diverse ma che presentano lo stesso stato imbarazzante di degrado. In quelle aree bisogna agire per collocare quelle famiglie che sono da troppo tempo in attesa di una sistemazione. Ma le politiche abitative viaggiano a stretto contatto col tema delle periferie, che noi di Milano Concreta chiamiamo con i termini più positivi di quartieri, e col tema della sicurezza, un tema che deve essere trattato in maniera sistematica. Riabilitando quartieri e politiche abitative abbiamo maggiore sicurezza, portando anche la cultura in tutti i nuovi quartieri li rendiamo più vivibili e appetibili.
Tra gli altri candidati e gli altri partiti c'è qualche forza a cui voi di Milano concreta vi sentite più affini? E nel caso in cui alle Comunali si andasse al ballottaggio, quali sarebbero le vostre indicazioni?
Al momento essendo nuovissimi ci stiamo concentrando solo sul primo turno, non pensiamo proprio al ballottaggio. I dialoghi e le interlocuzioni con altre forze politiche sono aperte: pensiamo a collaborazioni su singoli temi e valuteremo dove c'è maggiore sintonia. Siamo comunque in contatto con tantissimi gruppi, certo parliamo di quelli più indipendenti e non dei grandi partiti, ma ci ha reso molto contenti riuscire a cogliere l'attenzione di altri gruppi. Ma prima di parlare di un'alleanza organica dobbiamo valutare bene, perché per noi l'importante adesso è mantenere la nostra identità ben marcata.