“Un ritratto di parole dedicato a Patrick Zaki”, l’opera affissa sulla finestra del Comune di Milano
Tante parole che compongono l'immagine di un volto: quello di Patrick Zaki, lo studente dell'università di Bologna che è ancora detenuto nelle carceri egiziane con l'accusa di aver pubblicato notizie false con il presunto obiettivo di disturbare la pace nazionale. L'opera è stata realizzata dall'artista Francesca Grosso, ma le parole appartengono a una lettera scritta dai ragazzi dell'associazione InOltre-Alternativa progressista, tradotta in sedici lingue e indirizzata proprio a Zaki. Il ritratto è stato affisso questa mattina, 2 ottobre, su una finestra della facciata del comune di Milano. Presenti oltre ai rappresentanti dell'associazione, anche il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé e il capogruppo del Partito democratico Filippo Barberis.
Il consiglio comunale approva ordine del giorno sulla cittadinanza onoraria
Alla lettera, le cui parole compongono il volto di Zaki, ne sono seguite altre 199 proprio a "simboleggiare i giorni di detenzione di Patrick", scrive in una nota stampa l'associazione InOltre. Gli stessi rappresentanti sperano che questa iniziativa, insieme alla manifestazione dell'8 ottobre a Roma con Amnesty International, possa sensibilizzare il governo italiano e l'Unione europea a fare di più per la sua scarcerazione. Una sensibilità mostrata invece dal consiglio comunale di Milano e apprezzata da InOltre. Consiglio che ha già approvato un ordine del giorno sulla concessione della cittadinanza onoraria allo studente. "Oggi anche dalla nostra città arriva forte la richiesta di liberare Patrick Zaki”, ha detto il presidente Bertolé.
Il caso di Patrick Zaki
Zaki è uno studente di 27 anni che un anno fa era andato a vivere a Bologna per un dottorato. Il 7 febbraio del 2020 decide di andare in Egitto, suo paese di origine, per una breve vacanza. Viene però arrestato all'aeroporto del Cairo e condotto in un carcere egiziano. Da oltre sette mesi è lì in attesa di un giudizio. Le autorità egiziane lo accusano di aver pubblicato notizie false con l'obiettivo di disturbare la pace sociale, di aver incitato proteste contro l'autorità pubblica, di aver sostenuto il rovesciamento dello stato egiziano, di aver istigato alla violenza e al terrorismo e di aver usato i social per distruggere l'ordine sociale e la sicurezza pubblica. Sul suo caso si sono mosse diversi dibattiti e polemiche, creati gruppi e associazioni che chiedono a gran voce di poterlo liberare.