Un detenuto del Beccaria dopo le torture chiede di andare in ospedale, un agente: “No, te le sei meritate”
Pugni e schiaffi mentre i detenuti erano ammanettati e nudi. E alla fine delle torture venivano pure minacciati di non denunciare. Questi sono solo parte dei maltrattamenti accertati dalla Procura di Milano che ha portato nella mattina di oggi lunedì 22 aprile all'arresto di 13 agenti di polizia penitenziaria in servizio al carcere minorile "Cesare Beccaria". Dodici di questi sono attualmente in servizio. Altri otto dipendenti dello stesso corpo di polizia, tutti in servizio all’epoca dei fatti nel carcere, sono stati sottoposti alla misura cautelare della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici. Ma cosa succedeva all'interno dell'istituto penitenziario minorile negli ultimi due anni, finiti al centro dell'inchiesta?
Cosa succedeva all'interno del carcere Beccaria negli ultimi due anni
Stando agli atti della Procura, alcuni detenuti erano sottoposti a "frequenti e ripetute violenze psicologiche e fisiche e vessazioni" da parte dei 21 indagati. Così i giovani in carcere cadevano in uno stato di "vessazione, disagio fisico e psicologico, alterazione emotiva e paura negli stessi". E ancora: gli indagati "frequentemente insultavano e minacciavano i detenuti all'interno delle loro celle e li colpivano ripetutamente con schiaffi, calci e pugni". In più occasioni hanno "prelevato con forza i detenuti dalle loro celle e li conducevano all'interno di una stanza dell'istituto priva di telecamere, dove li aggredivano fisicamente in gruppo, anche utilizzando le manette per immobilizzarli". Infine, i giovani venivano rinchiusi in celle di isolamento "privi di vestiti e di qualsiasi effetto personale, lasciandoli all'interno per ore" arrivando anche a minacciarli di non presentare denuncia se non volevano "patire ulteriori conseguenze nel periodo di detenzione".
Tra i casi finiti nell'inchiesta della Procura c'è anche quello di un ragazzo che i poliziotti hanno preso ancora a pugni provocandogli un'ematoma all'occhio e alla testa. Una volta finite le botte il giovane era stato portato in bagno e qui gli indagati gli avrebbero urlato: "Figlio di puttana vedi di sciacquarti perché altrimenti te ne diamo altre, vedi di muoverti, adesso non devi più rompere i c******i". Una volta portato in cella erano partiti di nuovo gli insulti: "Adesso dormi e non rompere i c******i". Il detenuto si era rivolto al capoposto E. M. G. per riferirgli dell'aggressione e chiedergli di essere accompagnato al pronto soccorso: questo gli avrebbe negato le cure mediche e dicendogli anche che se l'era meritate.
Un altro ragazzo il 18 novembre del 2022 era stato ammanettato "con le mani dietro la schiena, così provocandogli la lussazione della spalla, lo colpivano ripetutamente con uno schiaffo, un pugno, più calci di cui uno nelle parti intime che gli procurava l'annebbiamento della vista e gli sputavano addosso, così procurandogli lesioni". Anche in questo caso dopo il pestaggio gli agenti – che in questo caso era un gruppo di sette poliziotti – lo hanno sollevato da terra per le braccia, "gli toglievano le manette e gli ordinavano di andare a lavarsi la faccia; in seguito lo rinchiudevano in isolamento in una cella per dieci giorni, di cui nei primi tre giorni era privo dei propri effetti personali, del materasso, nel cuscino e delle lenzuola".
Durante i maltrattamenti nei confronti di un altro detenuto alcuni indagati avrebbero anche detto: "Ti sparo, ti ammazzo" e ancora "Mo' ti strappo sto coso" riferendosi al piercing che il detenuto ha sulla guancia sinistra. Il giovane ha reagito per evitare che gli venisse strappato mordendo uno degli aggressori a una mano. In altri casi, i giovani erano costretti a ingoiare delle pillole e a essere picchiati completamente nudi mentre gli assistenti gridavano: "Figlio di p*****a, stronzo, parla adesso, f****o". C'è anche chi subiva frustate con le cinture di uno degli indagati: veniva colpito anche sulle parti genitali "fino a provocarne il sanguinanento".
E ancora: alcuni indagati hanno chiesto a un altro giovane di avvicinarsi al blindo per poi spruzzargli negli occhi uno spray al peperoncino. I detenuti durante le torture erano la maggior parte ammanettati non riuscivano a difendersi in alcun modo.
Quali sono i reati di cui sono indagati i poliziotti penitenziari
Ora gli indagati a vario titolo dovranno difendersi "dall'accusa di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall'abuso di potere, concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall'abuso di poter del pubblico ufficio nonché dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori, concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravato dall'abuso di potere del pubblico ufficio nonché dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori, concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall'abuso di potere, concorso nel reato di falso ideologico e infine una tentata violenza sessuale a opera di un agente nei confronti di un detenuto".