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Voghera, l'assessore leghista Massimo Adriatici spara e uccide un uomo

Un anno fa l’assessore leghista Adriatici uccideva Youns e ancora sono in corso le indagini

È trascorso un anno dalla morte di Youns, il 39enne ucciso con un colpo di pistola dall’ex assessore comunale della Lega, Massimo Adriatici. A che punto è l’inchiesta?
A cura di Ilaria Quattrone
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Massimo Adriatici
Massimo Adriatici

È trascorso un anno dalla morte di Youns El Boussettaoui, l'uomo di 39 anni deceduto in piazza Meardi a Voghera (Pavia). A ucciderlo un colpo da arma da fuoco sparato dall'ex assessore comunale alla Sicurezza Massimo Adriatici.

L'esponente della Lega, noto a tutti con il soprannome di "Sceriffo" e che deteneva regolarmente l'arma, è stato fin da subito posto agli arresti domiciliari con l'accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Un capo di imputazione che, nonostante le proteste dalla famiglia di Youns che chiedeva di modificarlo perché convinta che si tratti di un omicidio, è rimasto invariato.

Le indagini si concluderanno a settembre

Le indagini, come apprende Fanpage.it, non sono ancora concluse: a febbraio 2022, il giudice per le indagini preliminari ha concesso una proroga alla Procura. La chiusura è quindi prevista per settembre e per allora gli inquirenti decideranno se richiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione. Intanto Adriatici, scaduti i termini relativi alla misura cautelare, è tornato in libertà e continua a svolgere la sua attività di avvocato.

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Sempre a settembre si svolgerà davanti al gip un'udienza dove sarà deciso se gli avvocati della famiglia potranno accedere alla copia forense del cellulare di Adriatici. Come spiegato a Fanpage.it da uno degli avvocati dei familiari, il legale Marco Romagnoli, la prima richiesta era stata fatta alla Procura.

Al diniego degli inquirenti, Romagnoli e la collega Debora Piazza, si erano opposti davanti al giudice. Opposizione che era stata rigettata. Gli avvocati avevano quindi deciso di impugnare la decisione in Cassazione, la quale ha deciso per un nuovo giudizio.

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La dinamica della morte di Youns

Le prime notizie relative a quanto accaduto la sera del 20 luglio, erano arrivate solo il giorno successivo. Inizialmente si faceva riferimento a un litigio tra i due avvenuto all'esterno di un bar. Youns – che aveva due figli – sarebbe entrato ubriaco nel locale e avrebbe importunato alcuni clienti. L'assessore, che si sarebbe trovato lì per verificare che venisse rispettata un'ordinanza anti-alcol, avrebbe quindi allertato le forze dell'ordine.

Appena resosi conto di quanto stava accadendo, il 39enne si sarebbe avvicinato ad Adriatici che – a detta dell'assessore – lo avrebbe colpito con un pugno. L'esponente politico, pistola alla mano, sarebbe poi caduto. Avrebbe poi affermato di non sapere come fosse partito il colpo. Una tesi che non è stata né confermata né smentita dalle immagini delle telecamere. Per questo motivo, il gip aveva poi disposto una ricostruzione virtuale della dinamica.

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Le parole dei testimoni

Un testimone ha poi sostenuto che Adriatici abbia preso la mira e poi sparato. Dopo il fatto, Youns era stato trasferito in ospedale dove è poi morto poco dopo il suo arrivo. Il 39enne – che soffriva di problemi psichici tanto da essere scappato da una struttura di Vercelli per tornare a Voghera che definiva casa sua – era stato colpito al torace e, in base al primo referto, è morto a causa di una emorragia.

Le polemiche attorno ad Adriatici e alla Giunta

Fin dal suo arresto, sono state diverse le polemiche attorno a questo caso. Prima fra tutte, l'intervista che l'ex assessore aveva rilasciato nel 2018 dove affermava che "sparare doveva essere l'estrema ratio". Considerata la portata del caso e il fatto che riguardasse un esponente della Lega, molti politici – prima fra tutti il leader Matteo Salvini – hanno voluto difenderlo sostenendo la tesi sulla legittima difesa.

Le polemiche sono state poi alimentate dallo scandalo che ha investito la giunta di Voghera guidata dalla sindaca Paola Garlaschelli. Già Giancarlo Gabba, l'assessore alla Sicurezza nominato dopo Adriatici, un mese prima l'omicidio aveva scritto: "Finché non si comincerà a sparare, sarà sempre peggio". Alcuni giorni dopo, era stata pubblicata un'altra chat dove la prima cittadina scriveva: "Ma in tutto ciò il marocchino che chiedeva l’elemosina è annegato?". Parole che avevano scatenato l'opposizione che chiedeva le immediate dimissioni della giunta.

In attesa di capirne di più, giovedì 21 luglio, il Partito democratico di Voghera depositerà in piazza Meardi un fiore "per non dimenticare che lì si è spezzata una vita umana. Invitiamo i consiglieri comunali, le forze politiche dei diversi schieramenti e i cittadini a condividere l’iniziativa".

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