Un agente del carcere Beccaria: “Ammetto di aver buttato contro il muro un detenuto per fargli aprire la bocca”
"Ammetto di non aver avuto il controllo e l'ho buttato contro il muro per fargli aprire la bocca": a dirlo è uno degli agenti della polizia penitenziaria arrestati nell'inchiesta della Procura di Milano per maltrattamenti e torture che sarebbero avvenuti nei confronti di alcuni detenuti del carcere minorile Cesare Beccaria. Nella giornata di oggi, venerdì 26 aprile, si è svolto un altro interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Stefania Donadeo.
"Ammetto che ho avuto un intervento fisico sul ragazzo e un calo di professionalità", ha proseguito. L'episodio a cui l'uomo si riferisce è relativo a un ragazzo che avrebbe rifiutato di essere portato in infermeria. Ha inoltre sottolineato di non avere "tantissima esperienza" e che "la carenza di personale che affligge il Beccaria" avrebbe costretto gli agenti "ad accelerare i tempi per sviluppare le professionalità".
Ha inoltre aggiunto di aver chiesto di essere "rimosso da questa responsabilità per il sovraccarico di lavoro" perché si sarebbe reso conto di aver "bisogno di essere aiutato". Un altro agente arrestato, invece, ha sostenuto di aver dato alcuni schiaffi "per difendermi. Il detenuto si era rivolto in maniera minacciosa a un collega. Un sacco di volte cerchiamo di salvare i detenuti da certe situazioni".
"Nel momento in cui mi ha aggredito ho cercato solo di difendermi. lo ricordo che qualcuno di noi due lo ha ammanettato e ricordo che io gliele ho tolte. Lo abbiamo ammanettato con le braccia dietro la schiena perché era incontenibile. Mi ha aggredito talmente tanto di aver avuto dolori alle spalle", ha poi affermato.
"Mi dispiace che i detenuti abbiano fatto queste dichiarazioni perché li ho salvati tante volte. Io nego la contestazione dei pestaggi (…). Io sono intervenuto perché dovevo difendere me stesso, perché loro ce l'avevano con me".