Umberto, ucciso da un motoscafo. Il padre incontra l’uomo che lo ha travolto: “Non riesco a odiarlo”
Non riesce a odiarlo, ma nemmeno a perdonarlo. A dirlo in un'intervista al quotidiano "Il Corriere della Sera" è Enzo Garzarella, padre di Umberto, l'uomo di 37 anni che è stato travolto e ucciso sul lago di Garda la scorsa estate. Con lui c'era anche la 25enne Greta Nedrotti. Enzo Garzarella ha infatti incontrato uno dei due turisti tedeschi che si trovava sul motoscafo che ha ucciso i due giovani: "Non voglio il suo male", ha detto.
L'incontro sulla tomba di Umberto
Christian Teismman, managar di cinquant'anni condannato dal tribunale di Brescia, si trovava sul motoscafo insieme a Patrick Kassen che guidava. Il primo ha chiesto alla famiglia di Umberto di poterlo incontrare sulla tomba del figlio che si trova al cimitero di Salò. L'uomo si è presentato con la moglie e un'interprete: "Ha portato un mazzo di rose bianche e dei disegni del lago fatti dai suoi figli", racconta Garzarella a Corsera.
Teissman, dopo la condanna, ha perso il lavoro
Il turista ha raccontato di essere distrutto e che, dopo la condanna, ha perso il lavoro: "In Germania lo considerano un assassino, ma che assassino può essere? Non voleva ucciderli". La comprensione che il padre di Umberto mostra, è massima. Enzo Garzarella ha raccontato a Teissman che, dopo la morte del figlio, anche lui ha chiuso la ditta che gestivano insieme.
Garzarella: Quella sera non doveva ubriacarsi
Nonostante la sua vita sia stata distrutta dall'atroce morte del figlio, Garzarella sostiene che quel manager tedesco non sia malvagio: "È un uomo che ha commesso un grave errore, questo sì, e quella sera non doveva ubriacarsi. Se fosse stato lucido non sarebbe successo nulla. Però dico anche che la disgrazia può accadere a tutti e non è giusto punirlo in modo eccessivo".
Il papà di Umberto: Non riesco a perdonarlo
Nonostante questa enorme capacità di comprensione, il padre di Umberto sostiene che quella notte l'uomo non possa non aver sentito nulla: "Il gozzo io l’ho visto bene, me lo sono portato a casa e l’ho esaminato. Non ti puoi non accorgere di un botto così". Per quanto non riesca a odiarlo, è difficile poterlo perdonare per quanto commesso: "Per me è stato un dolore immenso, mi sembrava di impazzire, volevo prendere il fucile e spararmi. Poi è intervenuto qualcosa che mi ha salvato ma la strada è lunga". Una strada tortuosa dove la mancanza del figlio si fa sentire ogni giorno.