Ultrà ucciso, l’amico Mirko Piovella rinnega la curva: “Ho cambiato vita dopo la morte di Dede”
Ha rinnegato la curva e gli ultras, spiegando ai giudici di prevenzione di aver cambiato completamente vita dopo la tragica notte del 26 dicembre 2018, quando il suo amico e compagno di tifo Daniele Belardinelli rimase ucciso durante gli scontri fuori dallo stadio di San Siro con la tifoseria del Napoli.
Mirko Piovella, storico leader e autore delle coreografie della Curva nord, conosciuto come ‘Il Rosso', ha chiesto e ottenuto dal Tribunale la revoca della "sorveglianza speciale", nonostante il parere contrario della Questura. Lo riporta oggi il Corriere della Sera, spiegando che alla base della decisione dei giudici c'è proprio il radicale mutamento di Piovella, che ha lasciato alle spalle quindici anni di vita ultrà e a 36 anni vorrebbe concentrarsi sulla sua carriera e sulla sua azienda.
Gli scontri che portarono alla morte di Belardinelli avvennero nella zona di via Novara, poco lontano dal Meazza. La guerriglia scaturì da un agguato organizzato dagli ultras dell'Inter e di altre tifoserie gemellate – come quella del Varese – ai danni degli ultras napoletani che stavano seguendo la squadra in trasferta. Belardinelli avrebbe spaccato il finestrino di un veicolo, quindi sarebbe caduto a terra, rompendosi la clavicola. A quel punto una seconda auto avrebbe accelerato investendolo. Alla guida del veicolo c'era il 40enne Fabio Manduca, per il quale la Procura di Milano ha chiesto il processo con l'accusa di omicidio volontario.
In seguito alla tragedia diversi componenti dei gruppi ultras nerazzurri e delle tifoserie affiliate erano stati arrestati e sottoposti a misure di sorveglianza. Tra questi anche Piovella, che per i pm doveva essere "esiliato" dalla Lombardia perché pericoloso. Già nei giorni successivi alla tragedia, Piovella aveva detto di sentirsi "moralmente responsabile" per la morte di Belardinelli, di cui era amico.