Ucciso dall’ex fidanzato della figlia: l’imprenditore Anselmo Campa fu preso a martellate per 500 euro
Ucciso con una ventina di martellate alla testa per 500 euro. Questo, secondo le indagini, l'omicidio dell'imprenditore bergamasco Anselmo Campa, 56 anni, trovato nella sua casa di Grumello del Monte (Bergamo) dentro una pozza di sangue il 19 aprile scorso.
Adesso si spalancano dunque le porte del tribunale per l'unico imputato, Hamedi El Makkaoui: 25 anni ed ex fidanzato della figlia maggiore di Campa, Federica. Per lui, l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili e abbietti motivi.
L'omicidio dell'imprenditore bergamasco da parte dell'ex fidanzato della figlia
Il movente? Una Clio rossa. Un'utilitaria che l'imprenditore aveva regalato alla figlia Federica, e che utilizzava anche il fidanzato – persino dopo la fine della relazione, dal momento che i due giovani erano rimasti amici.
Hamedi "Luca" Makkauoi continuava insomma a viaggiare sulla Clio. Fino a quando Campa, con il quale i rapporti pare fossero tesi da tempo, aveva deciso di venderla a un amico del circolo Arci di Grumello. Il ragazzo, così, pretendeva che Campa gli riconoscesse 500 euro dei 6-7.000 euro che avrebbe incassato per la vendita della macchina.
Trovandosi davanti, però, un rifiuto netto da parte dell'uomo. E, probabilmente, anche insulti e parole di rabbia. Questo, secondo il racconto del ragazzo, avrebbe fatto scattare la furia omicida. E le venti martellate alla testa.
Chi è Hamedi El Makkaoui, il 25enne che ha ucciso Anselmo Campa
Di origini marocchine, ma nato a Castelli Calepio e residente a Grumello del Monte (Bergamo), il giovane aveva avuto una relazione con la maggiore delle figlie della vittima, Federica, 21 anni (che al momento dell’omicidio si trovava a Sharm El Sheikh, a lavorare come animatrice in un villaggio turistico).
Poche ore dopo l'omicidio, incalzato dai Carabinieri, è crollato. E ha condotto gli agenti nei boschi di Castelli Calepio, dove aveva nascosto il martello e i vestiti indossati la sera di martedì 19 aprile, ancora intrisi di sangue. Nell’azienda dove lavorava, invece, sono state trovate le chiavi dell’abitazione della vittima e i pantaloni utilizzati per la fuga.