Ucciso a colpi di pistola nel suo garage di Suzzara, arrestata la figlia: nessuna traccia dell’arma del delitto

Nessun sicario e nessuna vendetta: a uccidere Francesco Capuano freddandolo con tre colpi di pistola nella sua auto sarebbe stata, secondo i pm, la figlia Rosa Capuano, arrestata questa mattina con l'accusa di omicidio volontario premeditato e detenzione illecita di arma comune da sparo. Ma sono ancora tanti gli elementi su cui fare luce: tra questi l'arma del delitto di cui non si ha ancora nessuna traccia. Il killer ha sparato contro la vittima tre colpi a distanza ravvicinata, uno alla tempia e gli altri due alla fronte, ma sulla scena del crimine non sono stati trovati bossoli.
Ciò che invece sembra più chiaro, secondo gli inquirenti, sarebbe il possibile movente della donna: da un lato la convinzione di poter divenire unica erede del patrimonio e dell'abitazione del genitore, dall'altro il rapporto compromesso che aveva con lui. Da quanto emerso nelle indagini, infatti, Francesco Capuano sarebbe stato un "padre padrone" che avrebbe preteso dalla figlia cure e attenzioni tali da costringerla a una vita da casalinga.
L'omicidio di Capuano a Suzzara, in provincia di Mantova, risale allo scorso 23 dicembre: agli inquirenti la donna aveva raccontato di essere uscita di casa per fare alcune commissioni insieme al padre. Scesi nei garage del condominio, Rosa aveva fatto sedere l'uomo nel posto del passeggero dell'automobile ma a quel punto, stando alla sua versione dei fatti, era risalita in casa per prendere le sigarette che aveva dimenticato. Dopo una quindicina di minuti sarebbe tornata in garage e si sarebbe ritrovata davanti al corpo del padre in una pozza di sangue.
La versione della donna, però, non aveva del tutto convinto gli inquirenti, che sulla base degli esami effettuati dal Ris di Parma sulla scena del crimine e sulle informazioni emerse attraverso alcune intercettazioni telefoniche, avrebbero deciso di procedere con la misura cautelare nei confronti della donna, arrestata stamattina a Napoli, dove alloggiava dopo il sequestro della casa di Suzzara.