Uccisi i maiali sani per prevenire la peste suina, la polizia carica gli animalisti: “Gravissimo precedente”
Quindici attivisti in ospedale e una decina portati in Questura per l'identificazione per aver cercato di difendere fino all'ultimo i maiali del Progetto Cuori Liberi di Sairano, in provincia di Pavia, dove c'è un focolaio di peste suina africana. Questa mattina, mercoledì 20 settembre, gli addetti della Asl e gli agenti della Polizia locale sono entrati per abbattere i suini con la polizia e i vigili del fuoco all'interno di uno dei rifugi italiani in cui vivono animali di diverse specie salvati dallo sfruttamento e non destinati al consumo umano. I nove esemplari all'apparenza sani sono stati uccisi e le loro carcasse smaltite.
Gli animalisti manifestando in modo non violento per difendere la vita hanno tentato di impedire l'esecuzione dell'ordinanza di abbattimento con un presidio permanente. Venerdì scorso le autorità avevano già tentato di entrare, nonostante gli attivisti avessero richiesto un dialogo per trovare una soluzione diversa agli abbattimenti.
"Sono entrati con una violenza inaudita – ha spiegato Sara D'Angelo una una delle responsabili della Rete dei santuari italiani degli animali liberi, ancora molto scossa – le nostre parole non sono servite. Una ad una hanno abbattuto le nostre barricate, hanno segato tubi con le nostre braccia dentro, ci hanno trascinati e picchiati prendendoci a calci e pugni, a nulla sono servite le nostre urla e i nostri pianti. Questo è un gravissimo precedente, nessuno degli animali che vive nei rifugi italiani è al sicuro. Noi li accudiamo e proteggiamo, ma oggi ci siamo resi conto che non sono al sicuro perché chiunque e in qualunque momento può entrare e portarceli via. Sono maiali, ma pensate se lo avessero fatto con i vostri cani o gatti, glieli avreste dati? Oppure pur di proteggerli gli avreste fatto scudo con il vostro corpo. Noi lo abbiamo fatto, abbiamo cercato di proteggerli con tutte le nostre forze, fino a quando non ci hanno impedito di farlo".
Gli animalisti erano in presidio permanente da giovedì scorso: di giorno e di notte hanno vegliato sul rifugio in via Belvaschi. Al suo interno si sono registrati contagi del virus della peste suina, ma se alcuni esemplari sono morti, altri non mostravano sintomi e apparentemente stavano bene.
Gli attivisti avevano fatto ricorso al Tar contro l'ordianza di abbattimento e il verdetto è atteso per il 5 ottobre prossimo, nel frattempo però il giudice non l'ha sospesa. Gli animalisti, reduci da questa esperienza chiedono che in casi di emergenza sanitaria vengano attivati protocolli alternativi dedicati ad animali non dpa, ossia non destinati al consumo umano e che vengano usati criteri diversi rispetto a quelli applicati agli allevamenti.
"Chiediamo – conclude – di essere trattati diversamente dagli allevamenti, la peste suina africana non è una zoonosi, non possono prenderla le persone, ma chiaramente mette a rischio il comparto produttivo, che le autorità vogliono tutelare con questo provvedimento e che è tremendo per noi, proprio perché i maiali che vivono qui sono individui, animali domestici e non li mangerà mai nessuno".