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Uccise la madre a calci e pugni a Sirmione: parla il figlio Ruben Andreoli

Davanti al pm il magazziniere di Sirmione avrebbe intenzione di smentire il movente economico alla base della brutale aggressione nei confronti della madre.
A cura di Francesca Del Boca
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Ruben Andreoli (foto da Facebook)
Ruben Andreoli (foto da Facebook)

È sempre rimasto in silenzio. Senza dire una parola, sguardo perso nel vuoto. Sia dopo l'efferato omicidio della madre Nerina Fontana, avvenuto a calci e pugni nella loro casa di Sirmione (Brescia) lo scorso 15 settembre, sia davanti al gip durante l'interrogatorio di convalida del fermo. Ora però Ruben Andreoli, che presto potrebbe essere sottoposto ad accertamenti di natura psichiatrica, avrebbe intenzione di spiegare al pm la sua personale versione dei fatti.

La brutale aggressione a calci e pugni

"Sono disperato", l'unico commento finora trapelato dalla bocca del 45enne, la cui furia omicida era stata fermata solo dall‘intervento di un vicino. "Non so cosa mi sia successo". Una brutale aggressione, scoppiata dal nulla durante una lite domestica: secondo quanto ricostruito, la madre Nerina avrebbe rivolto alcune offese alla nuora, presente al momento, e avrebbe gettato la foto del matrimonio del figlio nella spazzatura. Il motivo? A quanto pare, il progetto di Ruben di trasferirsi in Ucraina, terra d'origine della consorte. Un proposito duramente osteggiato dalla madre, che per questo gli avrebbe addirittura impedito l'accesso al conto corrente. 

Ma il figlio non ci sta. Secondo quanto anticipato da QuiBrescia, davanti al pm il magazziniere di Sirmione, pur non sapendo spiegare le motivazioni del suo gesto, avrebbe però intenzione di smentire il movente di natura economica: Ruben Andreoli disporrebbe infatti di un conto bancario personale con disponibilità addirittura maggiore di quella della madre, con la quale i rapporti si erano recentemente deteriorati. 

La testimonianza: "Il figlio e la nuora chiedevano sempre soldi"

Una versione che, però, per il momento contrasta con alcune testimonianze. Una in particolare. "Nerina non ne poteva più del figlio e della nuora, chiedevano sempre soldi", ha raccontato al programma Rai La Vita in Diretta un'amica della vittima. "La moglie di Ruben non lavorava, e non voleva lavorare. Voleva solo il denaro per comprare la casa per lei e per la sua famiglia in Ucraina". E ancora. "Nerina mi confidò che la nuora aveva chiesto a un notaio se non fosse già possibile intestare la casa di Sirmione al figlio, visto che era l'unico".

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