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Uccide un turista perché mangia sui gradini di casa sua, il padre: “Mio figlio va salvato, aiutatemi”

“Alessandro non è un assassino. Andava protetto, nessuno lo ha protetto. Lo dobbiamo fare noi. Aiutatemi a salvare Alessandro”: a dirlo è il padre di Alessandro Patelli condannato in primo e secondo grado per aver ucciso Marwen Tayari.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nella giornata di mercoledì 14 febbraio è stato comunicato che il 9 aprile ci sarà l'udienza di fronte alla Corte di Cassazione per Alessandro Patelli, condannato a 21 anni di carcere per aver ucciso con sei coltellate Marwen Tayari. Ieri, giovedì 15 febbraio, il padre Giambattista Patelli ha pubblicato un appello sul proprio profilo Facebook: "Lo scopo è quello di fare sapere a tutti come sono andate realmente le cose, al di là di narrazioni politicamente corrette o meno. Alessandro non è un assassino. Andava protetto, nessuno lo ha protetto. Lo dobbiamo fare noi. Aiutatemi a salvare Alessandro".

La dinamica dell'omicidio

L'omicidio è avvenuto l'8 agosto 2021: la vittima, un 34enne di Terno d'Isola, si trovava con la compagna e le figlie. Si erano seduti sui gradini davanti al portone di casa dell'allora 19enne in attesa del treno. Il giovane sarebbe uscito e, dopo un diverbio per aver urtato una della figlie di Tayari, sarebbe risalito in casa perché aveva dimenticato un casco e, una volta tornato giù, avrebbe discusso nuovamente con l'uomo che poi avrebbe accoltellato.

Nel video il padre del ragazzo ha ribadito la linea difensiva e cioè che il figlio si sarebbe sentito minacciato e sarebbe stato preso dal panico quando la vittima lo avrebbe fatto cadere: "Chi non sarebbe andato nel panico trovandosi di fronte uno così, che ti dimostra di essere incolume a tutto". L'avvocato che lo assiste, Ivano Chiesa, punta a far riqualificare il reato in eccesso colposo di legittima difesa o far decadere l'aggravante per poter procedere con il rito abbreviato.

Le avvocate della famiglia della vittima

Per i giudici sia di primo grado che di secondo hanno affermato che è stato Patelli a provocare: sarebbe sceso con il casco e il coltello in mano e avrebbe lanciato la sfida alla vittima mentre si stava allontanando con la sua automobile. Il 34enne avrebbe anche avuto un coltello in tasca che però non avrebbe mai estratto e anche una bottiglia di birra che non avrebbe mai utilizzato. Per i giudici i pochi elementi a suo favore sarebbero "offuscati dalla spregiudicatezza con la quale ebbe, in definitiva, a ricercare un pretesto per poter sfogare la propria pulsione violenta".

"Non si può restare in silenzio davanti alla pubblicazione di un video con contenuti del genere e, pur essendo convinte che i processi si facciano in tribunale, sottolineiamo solo come si sorvoli completamente e si sposti ancora una volta l'attenzione dal fatto c'erano due bambine di dodici e due anni, che hanno assistito insieme alla loro mamma all'uccisione del proprio papà", hanno detto le avvocate Loredana Marinacci e Sofia Pedrinelli che assistono la famiglia della vittima.

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