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Uccide la madre malata da tempo e tenta il suicidio, condannato a 9 anni di carcere

L’uomo aveva ucciso la madre malata e poi aveva cercato di togliersi la vita. Lo avevano trovato nel giardino di casa con un cappio al collo e il ramo di un albero spezzato. La vittima soffriva da tempo di una malattia degenerativa e non era più cosciente.
A cura di Sara Tirrito
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Immagine di repertorio
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Un uomo di 60 anni è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione per avere ucciso la madre, di 89 anni, a Marnate, in provincia di Varese. La donna soffriva da tempo di una malattia degenerativa e il figlio ha tentato il suicidio dopo averla uccisa.

L'omicidio della madre e il tentato suicidio

L'omicidio risale a un anno fa, quando l'uomo era stato trovato con il cappio al collo nel suo giardino di casa. A dare l'allarme era stato il nipote della vittima che per caso era passato a far visita a entrambi. I carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, che avevano effettuato le indagini, lo avevano fin da subito trattato come un caso di omicidio e tentato suicidio. Da tempo la madre era incosciente, allettata a causa di una malattia degenerativa.

Il figlio l'ha uccisa soffocandola con un cuscino mentre si trovava nel suo letto, poi ha tentato di togliersi la vita ma non ci è riuscito perché il ramo a cui aveva appeso il cappio si è spezzato, lasciandolo cadere a terra.

Dalla perizia psichiatrica effettuata sull'uomo, era emersa una "depressione maggiore" che ne aveva minato la capacità di intendere e di volere.
Madre e figlio avevano problemi economici e vivevano insieme isolati dal resto della famiglia da molto tempo.

La condanna a nove anni di reclusione

Il pubblico ministero, Ciro Caramore, aveva chiesto per l'uomo una condanna a sei anni e sei mesi cioè il minimo della pena, con la richiesta di riconoscere il valore morale del fatto. La legale dell'uomo, Paola Monno, aveva chiesto l'assoluzione per vizio di mente.

L'avvocata aveva messo in evidenza come l'omicidio fosse una forma di eutanasia, uccidendo la madre cioè il suo assistito avesse voluto alleviarne le sofferenze a cui la costringeva da tempo la malattia. La Corte d'Assise del tribunale di Busto Arsizio ha riconosciuto il figlio colpevole di omicidio volontario e lo ha condannato a nove anni e quattro mesi di pena, da scontare in carcere.

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