Uccide la madre e fa a pezzi il cadavere, resta in carcere la figlia: “Non accettava la sua malattia”
Arriva la convalida dell'arresto per Rosa Fabbiano, la donna di 58 anni che ha ucciso la madre Lucia Cipriano, 84 anni, nelle sua casa di Melzo (Milano) e ha tenuto il corpo nella vasca da bagno. Dalla scorsa giovedì si trova nel carcere di San Vittore: le manette per lei sono scattate dopo che la sorella Loredana, insospettita per non sentire più la madre, è partita da Trento per raggiungere Melzo. Qui davanti alla sorella, Rosa ha ammesso di aver fatto un "disastro". Poi l'arresto e l'accusa per lei di omicidio volontario aggravato, vilipendio e occultamento del cadavere.
L'arresto giovedì scorso
Nella serata di ieri domenica 29 maggio la donna davanti al giudice per le indagini preliminari e in presenza anche dell'aggiunto Laura Pedio e del pubblico ministero Elisa Calanducci, titolari dell'inchiesta condotta dai carabinieri, si era avvalsa della facoltà di non rispondere. "È devastata. È stata una tragedia all'interno della famiglia": a dirlo è l'avvocato Daniele Brambilla al termine dell'interrogatorio in carcere. In silenzio era stata anche davanti ai carabinieri giovedì scorso nel primo interrogatorio quando la donna avrebbe annuito con un cenno alla domanda dei militari di confermare la ricostruzione dei fatti. L'indagata ha ucciso circa due mesi fa la madre nella vasca da bagno e l'ha soffocata. Una volta morta ha diviso il corpo in più pezzi.
I motivi dell'omicidio
In queste ore si sta cercando di capire il motivo di un simile gesto. Secondo quanto precisato dal giudice per le indagini preliminari, i motivi dell'omicidio sono da ricondurre al fatto che Rosa Fabbiano non tollerava la malattia della madre. "I motivi fondanti" sono "da ricondursi all'assoluta incapacità dimostrata dall'indagata nel sopportare il decadimento fisico e mentale altrui e, in particolare, di coloro che le sono affettivamente legati". Poi il giudice di Milano Giulio Fanales nell'ordinanza di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare in carcere ha anche precisato: "Esiste un concreto ed attuale pericolo di commissione di reati della medesima specie desumibile, in primo luogo, dai motivi fondanti l'agire delittuoso in parola, da ricondursi all'assoluta incapacità dimostrata dall'indagata nel sopportare il decadimento fisico e mentale altrui e, in particolare, di coloro che le sono affettivamente legati". Circostanza tale, secondo il gip, "da fare ragionevolmente presumere la possibilità del ripetersi di simili azioni a fronte di una qualsivoglia condizione similare in cui l'indagata possa venirsi a trovare nelle usuali ed alterne vicende di vita". Rosa Fabbiano resta così ancora in carcere a San Vittore.