Uccide il padre con una piccozza da modellismo e brucia il corpo: Lorenzo D’Errico condannato a 24 anni
È stato condannato a 24 anni di reclusione Lorenzo D'Errico, il 39enne che il 30 dicembre 2021 ha ucciso il padre Carmine colpendolo alla testa almeno 40 volte con una piccozza da modellismo nella loro casa di Cusano Milanino (nella Città Metropolitana di Milano). Lo ha deciso la Corte d'Assise di Monza che, su richiesta della pm Franca Macchia, ha riconosciuto all'imputato le attenuanti generiche. Agli psichiatri in carcere D'Erruco ha denunciato di aver subito abusi anche di natura sessuale da parte dei genitori, ha iniziato un percorso psicologico e dallo scorso novembre ha ottenuto l'accesso al programma di giustizia riparativa.
L'omicidio di Carmine D'Errico
La sera del 30 dicembre 2021 Lorenzo e Carmine D'Errico avevano avuto l'ennesima discussione. Il 39enne accusava il padre di puzzare di fumo e da lì erano tornati a parlare dei presunti abusi che avrebbero caratterizzato la sua infanzia. "Lui ha banalizzato, e mi è calato il buio", ha ricordato Lorenzo.
Impugnando una piccozza da modellismo, piccola ma affilata, il 39enne ha colpito almeno 40 volte il padre alla testa uccidendolo. Avvolto nel cellophane, si è poi sbarazzato del corpo del 65enne abbandonandolo in un capannone dismesso di Cerro Maggiore che conosceva in quando appassionato di visite ad aree industriali dismesse. Infine, gli ha dato fuoco.
La confessione di D'Errico e la condanna
All'inizio il 39enne ha provato a sviare le indagini denunciando la scomparsa del padre. Carmine D'Errico era malato di un tumore ritenuto incurabile e, anche in televisione, il figlio diceva che si era allontanato da solo una sera con la scusa di andare a prendere le pizze. Lorenzo D'Errico è stato arrestato a febbraio del 2022 e a marzo ha confessato l'omicidio.
Durante l'interrogatorio, il 39enne ha spiegato di aver ucciso suo padre non per l'eredità, come alcuni sospettavano, ma perché riteneva suo padre autore di presunti abusi sessuali nei suoi confronti. La perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto lo ha dichiarato capace di intendere di volere, nonostante la sua "personalità irrisolta".
Ora la Corte d'Assise lo ha condannato in primo grado a 24 anni di reclusione e in carcere ha già iniziato un percorso psicologico: "Ho provato a uscire da certi problemi da solo per 30 anni con esiti disastrosi", ha dichiarato. Lo scorso novembre ha ottenuto l'accesso alla giustizia riparativa, che prevede il confronto con i tre fratelli del padre.