Uccide il marito con un coltello, Raffaella Ragnoli: “Ho avuto paura per mio figlio”
È durato più di due ore l'interrogatorio di garanzia sostenuto da Raffaella Ragnoli davanti al gip, Andrea Gaboardi. La donna, casalinga 57enne, è accusata di omicidio volontario. Nella serata di sabato 28 gennaio, durante la cena, ha ucciso con un coltello da cucina suo marito, Romano Fagoni, davanti al loro figlio minore di 15 anni. "Ho temuto per la vita di mio figlio", ha provato a spiegare la donna che al momento si trova nel carcere di Brescia Verziano. Il giudice dovrà decidere se accettare la richiesta della custodia cautelare avanzata dal pm Flavio Mastrotaro, o rigettarla come chiesto dalla difesa di Ragnoli e lasciarla agli arresti domiciliari.
È Anna Maria De Mattei il suo nuovo difensore. Uscita da Verziano dopo l'interrogatorio, alla stampa ha detto solo: "È una vicenda delicatissima, sotto diversi profili", rimandando ulteriori dichiarazioni. La strategia difensiva, però, sembra andare nella direzione della legittima difesa.
La versione di Ragnoli
Secondo quanto raccontato da Ragnoli, infatti, sarebbe stato suo marito a impugnare per primo un coltello quella sera. Si trovavano entrambi nella loro casa a Nuvolento (Brescia) in compagnia del figlio 15enne. Sarebbe stato proprio il ragazzo, con una risposta considerata impertinente, a scatenare la rabbia di Romano Fagoni. "Adesso vi prendo e vi faccio del male", avrebbe detto, "lui lo sgozzo". Poi avrebbe puntato il coltello contro la moglie accusandola di essere stata "incapace di educarlo".
Stando alla ricostruzione fatta dai carabinieri, non c'è stata alcuna colluttazione. Ragnoli avrebbe agito d'istinto, prendendo un grosso coltello da cucina e colpendo per sei volte il marito alla gola. Coltello che ha poi consegnato ai carabinieri appena arrivati nell'abitazione. "Stavolta ho pensato dalle parole passasse ai fatti e gli facesse del male", ha raccontato al gip.
Un padre burbero, poco incline al confronto
Che il clima in casa fosse teso, "insopportabile", Ragnoli lo aveva detto sin dai primi istanti del suo arresto. La figlia maggiore della coppia ha 25 anni e da tempo vive e lavora a Gardone Riviera. Sentita dagli investigatori, ha raccontato di come il padre fosse un tipo burbero, despota, poco incline al confronto e autoritario.
Suo fratello è stato affidato a lei, con il supporto di uno psicologo, e anche lui avrebbe ribadito le difficoltà di relazionarsi con il padre. Proprio il ragazzo è un soggetto chiave per la ricostruzione di quanto accaduto quel sabato sera, in quanto unico testimone.