Uccide il comandante e si barrica in caserma: assolto il brigadiere Antonio Milia per “infermità mentale”
È stato assolto con formula piena Antonio Milia, il carabiniere che il 27 ottobre del 2022 ha ucciso il comandante Doriano Furceri nella caserma di Asso (in provincia di Como). Secondo il Tribunale militare di Verona, quella sera il brigadiere era totalmente incapace di intendere e di volere. Nei suoi confronti è stata disposta una misura di sicurezza in una casa di cura per 5 anni. Gli atti ora sono stati trasmessi in Procura: i magistrati dovranno valutare eventuali responsabilità penali degli operatori sanitari che avevano dato il via libera a Milia per tornare in servizio dopo il periodo di cura per problemi psichici.
L'omicidio del comandante Furceri
Erano circa le 17 del 27 ottobre 2022 quando Milia si è barricato nella caserma di Asso dopo aver esploso tre colpi al petto di Furceri, appena rientrato al termine della giornata di lavoro. La mattina seguente, dopo ore di trattative, il Gruppo interventi speciali dell'Arma lo aveva fatto uscire con un blitz nel quale rimase ferito un altro militare.
Stando a quanto ricostruito dalle indagini, Milia era tornato in servizio solo da pochi giorni. Il brigadiere, infatti, era reduce da un periodo di sospensione per problemi psichiatrici.
La decisione del Tribunale militare di Verona
La difesa ha sempre sostenuto che Milia al momento dei fatti non fosse capace di intendere e di volere e che il rientro in servizio era stato prematuro. Con la sentenza pronunciata il 3 luglio 2024 dal Tribunale militare di Verona, i giudici hanno accolto la tesi dell'infermità mentale decidendo di assolvere il carabiniere con formula piena.
L'accusa, invece, aveva chiesto una condanna a 24 anni per insubordinazione con violenza pluriaggravata. A questa richiesta si erano associate le parti civili, ovvero i familiari di Furceri e il militare ferito nel blitz, che avevano chiesto un risarcimento danni, ora respinte dalla formula piena di assoluzione.
Il Tribunale militare, però, ha anche ordinato che gli atti dell'inchiesta vengano trasmessi alla Procura. Lo scopo è capire se ci siano responsabilità penali da attribuire agli operatori sanitari che avevano dichiarato Milia idoneo al ritorno in servizio.