Tutti i misteri sulla morte di Mauro Pamiro, il docente di informatica trovato senza vita in un cantiere
"È stato riscontrato un quadro lacunoso delle indagini che ha portato il gip a respingere l'archiviazione delle indagini": a dirlo a Fanpage.it è l'avvocato Antonino Andronico, legale dei genitori di Mauro Pamiro. L'uomo è stato trovato morto nel 2020 in un cantiere edile a Crema. La Procura aveva richiesto l'archiviazione delle indagini per suicidio, ma secondo il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cremona, Giulia Masci, sono necessari ulteriori approfondimenti e indagini sulla moglie del 44enne, unica indagata con l'accusa di omicidio.
La Procura chiede l'archiviazione per suicidio
Il 29 giugno 2020, il docente di informatica dell'istituto Galilei di Crema è uscito di casa e si è diretto verso un cantiere di una casa in costruzione in via Camporelle. Il 44enne è ripreso dalle telecamere installate nella zona. Per gli inquirenti, si sarebbe gettato dal tetto dell'abitazione sbattendo poi la testa su una tegola. I genitori però non hanno mai creduto a questa ipotesi. Il padre aveva infatti raccontato che il figlio soffriva di una distrofia muscolare che gli avrebbe reso impossibile arrampicarsi lungo l'impalcatura del cantiere.
Le accuse nei confronti della moglie
"Noi riteniamo che non sia suicidio: c'è un video delle dichiarazioni della donna che non è mai stato acquisito agli atti del fascicolo della Procura e il gip ha deciso che debba essere acquisito": l'avvocato Andronico fa riferimento alle immagini girate dagli agenti della squadra mobile nel giorno in cui è stato scoperto il cadavere del docente di informatica e musicista. Quella mattina la donna è stata trovata in stato confusionale e aveva rilasciato dichiarazioni contrastanti. In un primo momento aveva affermato di essere l'autrice del delitto per poi ritrattare. La donna era poi stata ricoverata in un reparto di Psichiatria e sottoposta a un trattamento sanitario obbligatorio. Oltre a quelle immagini, per il giudice è necessario analizzare i tabulati telefonici della donna che – come spiegato dal legale a Fanpage.it – non sono stati acquisiti e utilizzare i luminol sulla auto e nella villetta dove viveva la coppia.
Il frammento di tegola trovato accanto al corpo
Il giudice chiede maggiori approfondimenti anche su altri aspetti: "Ci sono tutta una serie di accertamenti – spiega ancora l'avvocato a Fanpage.it – su quella famose tegola. Per esempio sulle impronte capillari. Accertamenti che non sono stati fatti". Un frammento di tegola è stato infatti trovato accanto al corpo di Pamiro: il consulente dei legali dei genitori, il Generale Luciano Garofano, aveva evidenziato che per essere un suicidio era necessario che la tegola fosse piantata verticalmente. Nel caso del docente di Crema invece la forma sembrerebbe suggerire che qualcuno possa averla usata per colpirlo in fronte. Queste analisi potrebbero confermare o confutare l'ipotesi di un coinvolgimento di terze persone.
Altri sei mesi di tempo per le indagini
Il gip ha dato sei mesi di tempo per far sì che la Procura svolga tutti gli accertamenti. Resta da capire perché gli inquirenti non abbiano fatto le perizie e non abbiano acquisito tutti gli atti che adesso il giudice richiede: "Non sappiamo perché la Procura non abbia voluto fare questi accertamenti. A un mese dal fatto, è stata indetta una conferenza in cui parlava di suicidio e poi basta. Eppure non sono state battute tutta una serie di piste e non sappiamo per quali motivi". Il legale poi spiega a Fanpage.it conferma che, insieme al collega Gian Luigi Tizzoni, si rendono ancora una volta disponibili a contribuire alle indagini della Procura: "Abbiamo sempre fatto delle proposte, anche se sono sempre rimaste inascoltate. Rimaniamo disponibili".