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Omicidio di Giulia Tramontano

Tutte le contraddizioni emerse nel sopralluogo a Senago rispetto alla confessione di Impagnatiello

Ieri è stato effettuato un altro sopralluogo nella casa in cui è stata uccisa Giulia Tramontano, la donna assassinata dal compagno Alessandro Impagnatiello: gli inquirenti avrebbero trovato prove in grado di contraddire il racconto del trentenne.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nella giornata di ieri, lunedì 5 giugno, sono stati svolti ulteriori sopralluoghi nell'appartamento di Senago (Milano) dove Alessandro Impagnatiello avrebbe ucciso la compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi. Gli inquirenti avrebbero trovato elementi in grado di contraddire il racconto che il barman trentenne ha fornito durante gli interrogatori.

La Procura crede che Impagnatiello abbia pianificato l'omicidio

La Procura continua a sostenere che l'uomo abbia pianificato l'omicidio. Fin dall'inizio la procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pubblico ministero Alessia Menegazzo hanno contestato l'aggravante della premeditazione: a dimostrazione di questa ipotesi, ci sarebbero state alcune ricerche sul web che Impagnatiello avrebbe fatto alcuni minuti prima l'esecuzione del delitto.

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Nei giorni scorsi, però, la giudice per le indagini preliminari Angela Minerva, durante la convalida del fermo, ha sostenuto che le prove portate in luce fino a quel momento non erano sufficienti a dimostrare che il trentenne avesse realmente elaborato un piano nei giorni precedenti l'omicidio: le ricerche erano state effettuate a ridosso e non in un tempo tale da poter contestare la premeditazione.

Ieri è emerso però che il trentenne avrebbe effettuato ricerche sul web già alcuni giorni prima il delitto. In questo caso, allora, lo scenario potrebbe cambiare e potrebbe essere riconosciuta l'aggravante della premeditazione.

L'arma del delitto trovata nell'appartamento

Sempre in casa sono state effettuate le analisi delle impronte delle scarpe. Sarebbero poi stati prelevati e repertati tutti gli oggetti che potrebbero essere legati all'omicidio. Tra questi, c'è il ceppo porta coltelli dove – secondo quanto affermato dal trentenne – ci sarebbe anche l'arma del delitto. Sarebbero state sequestrate anche alcune bottiglie. Tra queste potrebbe esserci anche il contenitore della benzina con cui il barman avrebbe provato a bruciare il corpo della compagna.

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Sono state trovate diverse tracce ematiche e biologiche in cucina, in soggiorno e in altre stanze. Altre sono state rilevate sulle scale che portano al garage. Sui gradini c'era anche cenere. Gli inquirenti svolgeranno anche alcune analisi entomologiche che non solo chiariranno il momento esatto del decesso, ma anche quando il corpo è stato spostato all'esterno.

L'ipotesi del complice

Il sopralluogo è servito inoltre per chiarire l'ipotesi di un complice: gli investigatori stanno infatti cercando di capire se il trentenne abbia fatto tutto da solo o se sia stato aiutato da qualcuno.

Soprattutto se sia stato spalleggiato durante l'occultamento del cadavere o a ripulire l'abitazione. Per questo motivo, le indagini stanno interessando anche gli ambienti familiari. Sempre ieri gli inquirenti hanno ascoltato un testimone: si tratta di un gestore di un locale di Senago che ha raccontato che alcuni giorni dopo l'omicidio, Impagnatiello e la madre hanno chiesto di poter visionare le telecamere all'esterno del bar.

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Gli investigatori controlleranno anche i tabulati telefonici così da verificare chi ha comunicato con il barman dopo l'omicidio. Al momento però nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati.

Impagnatiello avrebbe inscenato il suicidio della compagna

Tra le altre contraddizioni emerse, c'è quella relativa alla possibilità che l'uomo abbia provato a "inscenare un suicidio" facendo credere che la compagna non si fosse allontanata volontariamente, ma fosse andata via proprio per compiere un gesto estremo. Un'ipotesi che, in ogni caso, attende di essere confermata dagli inquirenti stessi.

Venerdì sarà svolta anche l'autopsia. Questa, insieme a tutti gli altri esami e all'analisi delle immagini delle telecamere potranno fornire una ricostruzione diversa da quella fornita dallo stesso Impagnatiello. In particolare modo si potrà capire dove è stata colpita, se ha reagito e provato a difendersi e anche quante coltellate ha ricevuto. Inoltre gli esami potranno chiarire se il cadavere è stato portato in via Monte Rosa il giorno successivo al delitto o in un altro momento.

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Gli inquirenti sono alla ricerca del cellulare della ragazza: ieri i carabinieri, in un tombino del piazzale che si trova vicino alla fermata della metropolitana Comasina, hanno trovato le carte di credito e debito e la patente. Il luogo era stato indicato da Impagnatiello: nonostante quanto riferito, non c'era alcuna traccia del telefono.

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