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“Truccato il televoto per il logo di Milano-Cortina”: cosa si nasconde dietro il simbolo delle Olimpiadi

La Guardia di Finanza del capoluogo lombardo sta indagando per capire se il televoto popolare aperto per decidere il logo dei Giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026 fosse stato truccato.
A cura di Giorgia Venturini
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Non solo corruzione per aggiudicarsi un grosso lavoro delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. La Guardia di Finanza del capoluogo lombardo sta anche indagando per capire se il televoto popolare aperto per decidere il logo dei Giochi olimpici invernali fosse stato truccato. Non è che uno dei tasselli su cui occorre far luce per capire cosa accadeva tra il marzo 2020 e il marzo del 2021 negli uffici della Fondazione Milano-Cortina.

Tra gli indagati del fascicolo della Procura di Milano – coordinato dall'aggiunta Tiziana Siciliano – c'è l'ex amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina, Vincenzo Novari, ex dirigente della Fondazione Massimiliano Zuco e Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, (ora Quibyt) che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digitali delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026. Qui la gara per cui le Fiamme Gialle stando indagando per corruzione e turbativa d'asta.

La domanda da farsi il giorno dopo le perquisizione della Guardia di Finanza negli uffici di Fondazione è: se il televoto non fosse stato truccato – qui sarà necessario comunque avere una verità processuale – il logo della Olimpiadi sarebbe stato un altro o avrebbe vinto lo stesso? Intanto che si attendono tutte le verifiche del caso, nel decreto di perquisizione della Procura meneghina si legge:

La Guardia di Finanza di Milano segnala ulteriori elementi di criticità in conversazione nelle quali Zuco, per interessi di carattere personale non altri giustificabili nell'esercizio delle sue funzioni all'interno della Fondazione, insiste con Tomassini affinché uno dei due loghi di Milano Cortina 2026, oggetto di un "televoto" pubblico gestito – a livello tecnologico – sempre da Vetrya, avesse la meglio sull'altro (in violazione dell'idea stessa di una "giuria popolare" alla quale fosse deputata, in via esclusiva, la scelta del logo)

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I tre indagati infatti avrebbero sempre agito per favorire Vetrya, ovvero una società che fornisce servizi informatici e di hosting, quotata in Borsa dal luglio 2016 per poi diventare Quibyt, e di cui Luca Tomassini è amministratore delegato. I due dirigenti di Fondazione avrebbero ricevuto da Tomassini somme di denaro, oltre che un'auto Smart indirizzata a Zuco, in cambio di agevolazioni a Vetrya. Il valore della corruzione non sarebbe inferiore a 1.895.346,60 euro. Per le Fiamme Gialle tutto era scritto nero su bianco nei messaggi whatsapp scambiati tra i tre indagati: nei messaggi ci sarebbero le prove per gli accordi per l'aggiudicazione dei servizi digitali dei Giochi Olimpici e paraolimpici di Milano Cortina 2026. Tutto anche in questo caso dovrà essere accertato in sede giudiziaria.

Dovranno essere chiariti anche alcuni sospetti su alcune nomine all'interno di Fondazione. Tra queste appunto il coinvolgimento di Tomassini: tra questo e Novari ci sarebbero infatti stati rapporti pregressi, tanto che il primo si è adoperato "in ambito tecnologico sul tema Olimpiadi appena viene reso pubblicamente noto il nominativo di Novari come Ceo mentre ancora non era stata costituita la fondazione". Le indagini proseguono per capire cosa si nasconde dietro alle Olimpiadi di Milano-Cortina.

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