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Travolge e uccide un 33enne in monopattino, il pm chiede il carcere per D’Amico: “Spregiudicato e imprudente”

Il pm ha chiesto che Giuseppe D’Amico resti in carcere per l’omicidio di Quinga Guevara. Il 29enne palermitano avrebbe dovuto essere a casa quella notte per precedenti di furto. Risultato positivo al narcotest, ha provato a scaricare le responsabilità sulla compagna 25enne.
A cura di Enrico Spaccini
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"Non ha avuto alcuna remora nel fuggire senza assumersi le proprie responsabilità", guidava "senza tenere in conto il rischio di poter investire ed uccidere qualche pedone o causare incidenti" ed era in condizioni di alterazione psico-fisica". Per questi motivi, il pm Francesco De Tommasi ha chiesto che Giuseppe D'Amico, accusato dell'omicidio stradale di Juan Carlos Quinga Guevara, rimanga in carcere a San Vittore.

Le accuse e le aggravanti

Secondo le indagini della polizia locale, il 29enne originario di Palermo nella notte tra giovedì e venerdì 10 marzo, ha falciato con la sua Bmw 118 Serie 1 il 33enne ecuadoriano che stava tornando a casa in monopattino elettrico dopo un turno di lavoro come magazziniere in un supermercato in viale Famagosta.

D'Amico è quindi accusato di omicidio stradale, con colpa di "negligenza, imprudenza ed imperizia" e di eccesso di velocità. A questa, vengono aggiunte le aggravanti della fuga, dell'aver guidato nonostante la patente gli era stata revocata nel 2020 e sotto l'effetto di stupefacenti, ammessi e rilevati dal narcotest. Saranno poi gli esami tossicologici a individuare il tasso e il tipo di sostanza assunta.

L'incidente e la fuga a piedi verso casa

Erano le 3 di notte e Quinga Guevara stava svoltando a sinistra verso via Lope de Vega, senza dare la precedenza con i semafori gialli lampeggianti. D'Amico, come scrive il pm, guidava "senza tenere in conto il rischio, poi purtroppo concretizzatosi, di poter investire ed uccidere qualche pedone o causare incidenti stradali con altri veicoli". Secondo il magistrato, questo era dovuto alle sostanze assunte che lo hanno portato a guidare a velocità "non adeguata all'orario notturno".

Dopo aver falciato il 33enne, D'Amico è scappato a piedi verso il suo appartamento di via De Pretis, dove è stato raggiunto dai poliziotti alle 7 di venerdì mattina. Sul luogo dell'incidente aveva lasciato la sua compagna di 25 anni, anche lei risultata positiva al narcotest e anche all'alcoltest. La ragazza, in un primo momento, ha raccontato ai vigili del nucleo Radiomobile che c'era lei al volante della Bmw.

Aveva già l'obbligo di stare in casa nelle ore notturne

Poi, però, davanti al contratto intestato a D'Amico e alla ricostruzione fornita da un testimone oculare, è crollata e "ha detto la verità". La ragazza aveva concordato con il 29enne di assumersi tutte le responsabilità dell'incidente. Il motivo è che D'Amico aveva già l'obbligo di stare in casa dalle 22 alle 6 a causa dei precedenti di furto e porto di coltello.

"Appare spregiudicato e incapace di rispettare il valore della vita umana", scrive il pm nella richiesta inviata al gip, "le modalità e circostanze dei fatti destano allarme sociale e sono sintomatiche di un'assoluta incapacità di agire adottando le necessarie cautele atte ad evitare danni ai terzi". La misura cautelare dei domiciliari non è presa nemmeno in considerazione dal magistrato, visto che "ha dato piena prova di non essere in grado di osservare prescrizioni di tipo non particolarmente afflittive".

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