Trattenuto ingiustamente in un Cpr, chiede il risarcimento: “La sua vita è sempre stata in Italia”
Un ragazzo di 25 anni, originario dell'Ecuador e residente a Milano, ha intrapreso un'azione legale contro il ministero dell'Interno chiedendo un risarcimento da cinquantamila euro dopo essere stato trattenuto in modo illegittimo in due Centri di permanenza per il rimpatrio. Intervistato da Fanpage.it, l'avvocato del 25enne, Stefano Afrune, ha spiegato il motivo di questa decisione.
"Il mio assistito è stato portato al Cpr di Roma dopo che ha scontato una condanna per maltrattamenti in famiglia in carcere. Il 14 maggio ha presentato una richiesta di protezione internazionale. Successivamente il tribunale ordinario di Roma non ha convalidato il trattenimento nel Cpr. Non lo ha fatto perché ha ritenuto che la domanda presentata dal mio cliente non fosse assolutamente strumentale".
I giudici hanno infatti posto l'accento sul serio percorso di integrazione svolto dal giovane: "Lui è entrato in Italia in giovanissima età. Ha studiato e si è radicato sul territorio. Ha frequentato le scuole in Italia, ha lavorato a Milano ha sempre vissuto nel Milanese con la sua famiglia. La sua vita è sempre stata unicamente qui in Italia. Il tribunale ha quindi ritenuto la sua domanda fondata e che non sussistesse alcun pericolo di fuga".
A questo punto, non essendo convalidato il trattenimento all'interno del Cpr di Ponte Galeria, il 25enne è stato rimesso in libertà sul territorio. Ha quindi deciso di presentarsi alla Questura di Milano, competente per territorio rispetto al luogo in cui il ragazzo vive, per formalizzare la sua domanda di protezione internazionale e proseguire con l'iter.
"Sin da subito c'è stata una specie di inerzia nel ricevere la domanda di protezione internazionale. Tanto è vero che era stato azionato un provvedimento d'urgenza, ex articolo 700, per chiedere al tribunale di Milano la tutela del diritto inviolabile alla formalizzazione della domanda di protezione internazionale, per il quale la Questura non ha alcun arbitrio".
"È stato quindi emesso un decreto di fissazione dell'udienza, che notifico, insieme al ricorso, alla mia controparte e cioè il ministro degli Interni e alla Questura di Milano. In risposta ho ricevuto una convocazione per il mio assistito dove sostanzialmente mi è stato detto che, a seguito della notifica del ricorso, il mio cliente era invitato a provvedere alla formalizzazione della domanda di protezione internazionale", precisa ancora il legale.
Il problema è che poi il 1 agosto, il 25enne è stato trattenuto e portato da Milano al Cpr di Brindisi Restico. Il ragazzo è rimasto lì per cinque giorni. Durante un'udienza davanti al Tribunale di Lecce, competente per territorio visto il trattenimento a Brindisi, il legale pone l'attenzione su due aspetti: il fascicolo trasmesso dalla pubblica amministrazione era privo della documentazione di parte che attestava la presenza del ricorso all'ex articolo 700 davanti al Tribunale di Milano è che quindi "dimostrava che il mio assistito si fosse presentato negli uffici proprio per completare la richiesta di protezione internazionale. Inoltre nel fascicolo non era presente l'ordinanza già emessa dal tribunale di Roma, con la quale non veniva convalidato il trattenimento nel Cpr, e notavo che il decreto di trattenimento e di contestuale espulsione si basava sugli stessi identici presupposti che avevano portato al primo trasferimento nella struttura di Roma e sui quali un tribunale si era già espresso".
"Si era trattato di un tentativo di replicare un provvedimento che era già stato vagliato come non idoneo. In maniera molto brillante e corretta – specifica ancora l'avvocato – il tribunale di Lecce ha preso nota del fatto che il decreto di espulsione era basato sugli stessi elementi sui quali già si era espresso il tribunale di Roma e quindi dichiarava il trattenimento disposto dal questore di Milano privo dei presupposti che lo giustificava e quindi ha ordinato l'immediata liberazione del mio cliente".
Il 25enne, la cui domanda di protezione internazionale è stata formalizzata il 5 agosto, ha dovuto quindi affrontare un viaggio infernale. Il ragazzo infatti era stato portato da Milano a Brindisi in automobile. Quando ne è stata ordinata la liberazione, non ha potuto nemmeno ritirare i soldi inviati dai genitori perché privo di ogni forma di permesso di soggiorno. Ha dovuto percorrere circa trenta chilometri a piedi in aperta campagna dal Cpr alla città di Brindisi e poi spostarsi con i treni dove però riceveva la sanzione per non aver pagato il biglietto. Il suo viaggio è durato in tutto tre giorni durante i quali ha dormito all'interno delle stazioni.
Sulla base degli elementi approfonditi, il 25enne ha ritenuto necessario chiedere un risarcimento al ministero dell'Interno "per un trattenimento arbitrario e illegittimo".