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Traffico infernale a Milano: di giorno la città corre come se il virus non ci fosse

Traffico infernale nella mattinata di oggi, venerdì 23 ottobre. C’erano la pioggia, lo sciopero dei trasporti, la sospensione di Area B: ma la sensazione è che la città, spenta di notte dal coprifuoco, di giorno corra come se non fosse al centro della nuova ondata della pandemia di coronavirus. Aveva senso fino a qualche giorno fa, ma adesso è forse arrivato il momento di fare i conti con la realtà: per non ritrovarsi ancora una volta a criticare gli slogan alla “Milano non si ferma” solo dopo essere andati a sbattere.
A cura di Francesco Loiacono
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Questa di oggi, venerdì 23 ottobre, è stata la prima mattinata a Milano dopo il coprifuoco scattato ieri e che fino al 13 novembre, a meno di possibili ulteriori strette, spegnerà le notti milanesi. Ma se la notte Milano rallenta e dorme, altrettanto non si può dire durante il giorno. Questa mattina il traffico per entrare verso il centro città era infernale. Certo, c'erano alcune situazioni in concomitanza che non hanno aiutato: Area B disattivata, la pioggia, lo sciopero dei trasporti. Ma la sensazione, confermata anche da altre circostanze (i mercati rionali pieni, i trasporti affollati all'ora di punta), è che la città di giorno corra come se non fosse al centro della nuova ondata della pandemia di coronavirus.

Se si va in giro, fondamentalmente, è perché lo si può fare. Nonostante gli appelli di Sala e Fontana agli anziani affinché stiano a casa, per il resto le attività economiche, la scuola, le occasioni di socialità, le rassegne, le mostre, gli happy hour e gli aperitivi, tutto è lentamente e gradualmente tornato a una (nuova) normalità. Aveva un grande senso fino a qualche giorno fa, fino a quando l'indice Rt a Milano è salito sopra il 2 e il solo capoluogo lombardo non ha iniziato a registrare centinaia di casi di Coronavirus al giorno. Fino a quando l'Ats aveva ancora il controllo del contact tracing dei positivi, fino a quando gli ospedali non erano sotto pressione per via dell'elevato accesso ai pronto soccorso e ai numeri dei pazienti ricoverati, anche in terapia intensiva. Adesso, però, è forse arrivato il momento di fare i conti con la realtà: per non ritrovarsi ancora una volta a criticare gli slogan alla "Milano non si ferma" solo dopo essere andati a sbattere.

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