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Traffico illegale di canapa light in un capannone incendiato: cinque arresti

Cinque persone sono finite in manette perché responsabili di un commercio illegale di canapa light: la lavorazione in un capannone che nel 2019 aveva preso fuoco.
A cura di Giorgia Venturini
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Avevano avviato un traffico illegale di canapa light da un milione di euro. A svelare tutto sono stati i carabinieri delle Compagnie dell'Arma dei carabinieri e i militari della Guarda di Finanza di Corsico: in manette sono finite cinque persone, tutte italiane ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di commercializzazione ed illecita lavorazione della canapa light. Per loro il giudice per le indagini preliminari ha disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e obblighi di dimora. La Guardia di Finanza ha eseguito invece un sequestro probatorio dei conti correnti e di una cassetta di sicurezza riconducibili all’impresa. Fermata anche l'attività svolta nel capannone industriale di Trezzano sul Naviglio.

Le indagini scoppiate dopo un incendio nel capannone

Le indagini erano scattate nel 2019 dopo che i carabinieri di Trezzano sul Naviglio erano intervenuti per un incendio scoppiato all'interno di un capannone riconducibile all'azienda che commerciava all'ingrosso e al dettaglio di fiori di canapa. Qui i militari hanno trovato migliaia di bombolette contenenti butano, propano e isobutano, gas che immessi nell’ambiente durante le fasi di illecita lavorazione della canapa avevano originato la deflagrazione e la conseguente combustione.

Il commercio illegale di canapa

Si è scoperto in seguito il traffico illegale degli indagati: gli indagati acquistavano illegalmente la canapa light per fini diversi da quelli dichiarati e previsti per legge per poi provvedere alla lavorazione in maniera illegale. Poi la mettevano in commercio superando il limite di principio attivo di Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC). Il superamento del limite rende la canapa sostanza stupefacente. In particolare, gli approfondimenti effettuati dalle Fiamme Gialle hanno consentito di ricostruire minuziosamente i proventi illeciti dell’attività d’impresa conseguiti con il commercio di sostanze stupefacenti.

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