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“Torno in Italia per dare ai miei figli l’eccellenza delle nostre scuole”: parla la ricercatrice Lucia Caspani

La Dottoressa in fisica Lucia Caspani dopo anni da ricercatrice all’estero ha deciso di tornare in Italia: “Voglio contribuire nel mio Paese alla formazione delle generazioni future di ricercatori. All’estero il ricercatore italiano è visto come un’eccellenza”.
A cura di Giorgia Venturini
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C'è chi scappa dall'Italia ma c'è anche chi torna. Tra chi ha deciso di tornare a lavorare in Lombardia c'è la Dottoressa in fisica Lucia Caspani, vincitrice di fondi europei per 2 milioni di euro che le permetteranno di sviluppare il suo progetto di ricerca. Insieme al marito, anche lui ricercatore in fisica, ha vissuto 13 anni all’estero: prima 4 anni in Canada (dove è nato loro figlio), poi 2 anni a Edimburgo e gli ultimi 7 anni a Glasgow (dove è nata la loro figlia). Ora marito e moglie torneranno a fare ricerca e a insegnare all'università dell'Insubria a Varese, dove si erano conosciuti. Lucia Caspani è stata ospite nella puntata di ieri domenica 10 dicembre alla trasmissione Che Tempo che Fa condotta da Fabio Fazio e con Luciana Litizzetto.

Lucia Caspani nella puntata di ieri domenica 10 dicembre di Che Tempo che Fa
Lucia Caspani nella puntata di ieri domenica 10 dicembre di Che Tempo che Fa

xDopo anni di ricerca all'estero ritorna in Italia e con anche 2 milioni di euro finanziati dall'Europa per il tuo progetto: che tipo di fondi sono? 

Questi sono fondi europei che vengono dati annualmente e a cui si può fare richiesta un po' da tutti i Paesi dell'Unione Europea. Il programma si chiama Erc, European Research Council, e finanzia talenti per svolgere "ricerca di frontiera" in qualsiasi disciplina, con l’eccellenza come unico criterio di selezione: eccellenza del ricercatore e del progetto proposto.

A febbraio di quest'anno ho fatto domanda di finanziamento per il mio progetto e qualche settimana fa ho saputo che è rientrato tra i vincitori. Questi fondi sono legati al ricercatore e non all'università, quindi questi fondi si sposteranno con me. Vivo nel Regno Unito da nove anni e già da un paio d'anni io e mio marito pensavamo di ritornare in Italia. Questi fondi sono l'occasione giusta per tornare perché mi permettono di raggiungere mio marito a Como, che è rientrato a ottobre. Ma era comunque da tempo che volevamo tornare.

Lucia Caspani nello studio di Che Tempo che Fa
Lucia Caspani nello studio di Che Tempo che Fa

In cosa consiste la sua ricerca? 

Serve per sviluppare un nuovo tipo di microscopio. Il microscopio serve per analizzare le cellule e i tessuti biologici, ma anche per studiare le malattie: i microscopi possono vedere in profondità all'interno dei tessuti, ma questo è possibile solo aumentando la potenza della luce che però, con i microscopi in uso fino ad oggi, brucia i tessuti. La mia ricerca si concentra sulla fisica quantistica: lavoro sulla luce per permettere di penetrare più in profondità nei tessuti senza danneggiarli.

Quando è andata via dall'Italia? Si considerava un cervello in fuga?

Insieme a mio marito siamo andati via nel 2010, alla fine del dottorato. Abbiamo deciso di provare l'esperienza all'estero: nel nostro campo è molto diffuso spostarsi e girare. Non mi consideravo in fuga perché a spingermi era la curiosità di provare a fare il nostro lavoro in un altro Paese. Abbiamo avuto un'occasione di lavoro in Canada dove siamo stati quattro anni. Poi siamo tornati in Europa per avvicinarci un po' di più all'Italia. Negli ultimi anni ci siamo stabilizzati a Glasgow, ma da tempo la nostra idea era quella di tornare.

Lucia Caspani e il marito Matteo Clerici, anche lui Dottore in fisica e già rientrato come professore associato all'Università dell'Insubria
Lucia Caspani e il marito Matteo Clerici, anche lui Dottore in fisica e già rientrato come professore associato all'Università dell'Insubria

All'estero come sono visti gli scienziati italiani?

All'estero i ricercatori italiani sono molto apprezzati perché la formazione in Italia è un'eccellenza. L'idea di tornare è nata anche perché volevamo dare ai nostri figli l'eccellenza italiana della formazione. Con la speranza che comunque loro mantengano sia la dimensione internazionale (entrambi i nostri figli sono nati all'estero) che quella italiana.

Consiglierebbe ai suo figli più avanti di fare un'esperienza all'estero? 

Sì, lo consiglierei a tutti. Sarebbe bello avere poi la possibilità di tornare, come accade più spesso per i ricercatori stranieri che vogliono ritornare in patria.

Cosa manca in Italia nel tuo campo di ricerca? 

Mancano i fondi, la possibilità di farne domanda. Ora si sta muovendo qualcosa anche in Italia, ma all'estero ci sono più possibilità. Spesso i ricercatori italiani possono affidarsi solo ai fondi europei a cui però appunto possono fare domanda molti professionisti europei. All'estero inoltre il sistema della carriera universitaria è molto più semplice. Senza contare che fuori dall'Italia ci sono molte più possibilità di lavoro in azienda per persone qualificate con un dottorato di ricerca. Spesso le industrie assumono ancora prima che il ricercatore abbia finito il dottorato.

Spesso gli italiani quando vanno all'estero poi non ritornano, secondo lei perché?

L'Italia fa fatica ad attirare i suoi cittadini andati all'estero e soprattutto i ricercatori stranieri. Non riesce ad attrarli sicuramente a causa dei salari che per un ricercatore all'estero sono sempre più alti. E all'estero un ricercatore ha più possibilità. In Italia avere una cattedra in università non è facile come in altri Paesi. Andando però via si apprezza di più l'Italia e si capisce che gli italiani hanno ampio e trasversale accesso ad una formazione di eccellenza.

Cosa l'ha spinta professionalmente a tornare in Italia?

Sicuramente la possibilità di ritornare all'università dell'Insubria, dove io e mio marito ci siamo formati e che per noi è stata un'ottima esperienza. Si tratta di una università non molta grande e per questo il rapporto tra alunni e professori è diretto: i corsi non sono composti da tantissimi studenti quindi apprendere è più facile. Questo è quello su cui puntano molte università estere. Volevamo inoltre io e mio marito contribuire in Italia alla formazione delle generazioni future di ricercatori. All'estero, ripeto, il ricercatore italiano è visto come un'eccellenza. Le università straniere sono fortunate ad averci. E tornare per me significa avere un team per il mio progetto di ricercatori italiani.

Se anche tu hai vissuto all'estero ma poi hai deciso di tornare in italia e vuoi raccontarci la tua storia, contattaci a questo link.

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