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Torneranno in Ucraina gli orfani rifugiati nel Bresciano, l’Unhcr: “Il pericolo di attacchi militari è costante”

Oltre cento orfani rifugiati nel Bresciano torneranno in Ucraina, nonostante la guerra sia ancora in corso. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: “il pericolo di attacchi militari è costante e continuo”.
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Con l'approssimarsi del nuovo anno scolastico si torna a parlare anche della questione dei giovani profughi ucraini che, allo scoppio della guerra, avevano trovato asilo in provincia di Brescia. Già l'anno scorso aveva fatto discutere una petizione, firmata da alcuni cittadini di Rota d'Imagna, per rimandare una quarantina di minori nel loro Paese per presunti problemi di ordine pubblico. Finita la scuola, infatti, i ragazzi erano rimasti senza alcuna occupazione, soprattutto a causa della carenza di fondi che il governo aveva dato al Comuni per assoldare educatori e finanziare altre attività, e questo li aveva portati a "bighellonare" per il paesino, creando – almeno per i firmatari della petizioni – disturbo alla quiete pubblica. Tanto bastava per volerli rispedire in Ucraina.

Fortunatamente quella petizione non venne ascoltata e la buona notizia è che a distanza di un anno l'integrazione ha funzionato. E non perché sono arrivati i fondi da parte del governo. Anzi, soltanto lo scorso marzo il sindaco di Rota d'Imagna, paesino di 900 abitanti, si era rivolto al presidente della Repubblica, non avendo ricevuto alcuna risposta né dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni né dal ministro degli Interni Matto Piantedosi. "Dal 20 marzo 2022 ha avuto l’onore di accogliere oltre 100 bambini orfani ucraini", aveva scritto Giovanni Locatelli, che poi aveva aggiunto: "Il previsto sostegno finanziario da parte del Governo non è stato ancora completamente erogato".

Nonostante questo, con grande sforzo (non solo economico) del Comune, dei cittadini e soprattutto degli educatori, l'integrazione alla fine ha funzionato, tanto che quei problemi che si erano verificato lo scorso anno ora sembrerebbero non esserci più. Locatelli lo scorso maggio, in occasione della sua ricandidatura alla poltrona di primo cittadino, aveva dichiarato: "La loro presenza tra noi è una testimonianza vivente dell’importanza dell’aiuto reciproco e dell’integrazione. La soddisfazione di averli accolti non è solo un gesto di generosità, ma anche un arricchimento". A dimostrazione di come l'integrazione, se la si vuole far funzionare, è possibile, nonostante le difficoltà. E a Rota d'Imagna ha funzionato talmente bene che, per la stagione estiva, alcuni cittadini hanno realizzato una raccolta fondi per portare i minori ucraini in vacanza a Cervia, in Emilia Romagna, per qualche giorno di mare.

Ma probabilmente non riusciranno neanche ad andarci. Potrebbero infatti essere rimpatriati già prima della vacanza. Questa volta, però, non per volere dei cittadini della provincia di Brescia (la situazione è uguale nei comune di Bedulita e Pontida), ma del governo ucraino che, tramite il consolato, ha richiesto il rimpatrio dei minori, tutti orfani, e il Tribunale per i minorenni lo ha autorizzato, nonostante le preoccupazioni espresse dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

L'Unhcr "esprime preoccupazione per i possibili bisogni e rischi di protezione internazionale del gruppo che verrà rimandato in un paese invaso e in guerra", perché "a causa dell’invasione russa, l’Ucraina è tuttora un paese in guerra, dove il pericolo di attacchi militari è costante e continuo, anche nei confronti della popolazione civile, le fonti energetiche sono razionate o assenti, le infrastrutture danneggiate, il sistema sanitario in ginocchio".

"Molti dei bambini di questo gruppo, inoltre, hanno esigenze specifiche e ricevono attualmente cure e servizi specializzati in Italia. È importante quindi considerare attentamente la disponibilità di queste attenzioni al momento del rientro in Ucraina per garantire la continuità dell'assistenza", aggiunge anche l'Alto commissariato delle Nazioni Unite, che contestualmente "riconosce positivamente il livello di integrazione sul territorio raggiunto in due anni dai bambini, attorno ai quali si è formata una rete di sostegno da parte della comunità locale e della società civile, grazie alla quale i minori hanno intrapreso un percorso scolastico ed extra-scolastico, di cura e di relazioni sociali".

Eppure questi bambini ora torneranno in Ucraina per non si sa bene quale motivo.

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