Torna la paura nelle Rsa in Lombardia, l’allarme dalle strutture: “C’è reticenza a fare i tamponi”
Ancora. Torna la paura nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) in Lombardia. La notizia dei 14 ospiti e 5 dipendenti positivi al Pio Albergo Trivulzio riaccende i fari sulla drammatica situazione che si è già vissuta durante la prima ondata, quando le Rsa sono tristemente diventate l’immagine di contagi e decessi che erano sfuggiti da ogni controllo. La seconda ondata nelle Rsa è un timore (ma in alcuni casi, purtroppo, è già una realtà) che corre tra gli operatori e tra i famigliari e che si aggiunge alla sofferenza economica che le strutture per l’assistenza agli anziani si ritrovano ad affrontare a causa di un budget economico che Regione Lombardia non ha ancora definito e che rischi di portare alla perdita di lavoro di molti lavoratori.
"Avendo pagato pegno a marzo e a aprile noi siamo in una condizione relativamente tranquilla – dice a Fanpage.it Paola Cattin, direttrice della Rsa di Paderno Dugnano – per ora siamo covid free ma siamo in reale sofferenza per il numero di posti letto vuoti, circa 20. Si fa fatica ad arrivare a fine mese. Voci di corridoio ci dicono che Regione Lombardia forse garantirà solo il budget ma noi non sappiamo come coprire i costi delle assenze. Nel contesto attuale una persona ci pensa due volte prima di portare un proprio famigliare in una Rsa: sia per l’immagine killer che ci ha affiliato certa stampa e sia perché la chiusura delle visite preclude la possibilità di incontrare il famigliare. Oltre ovviamente alla difficoltà economica delle famiglie".
La direttrice di una Rsa: Abbiamo i protocolli, ma i lavoratori vanno in giro e mancano i tamponi
Paola Cattin ha anche un’idea chiara sul perché, nonostante i protocolli, l’infezione stia tornando nelle case di riposo: "Abbiamo tutti i protocolli – spiega – ma i lavoratori vanno in giro, abbiamo una vita, abbiamo una famiglia, per cui basta abbassare la guardia e ricaderci dentro". E il problema è sempre lo stesso, i tamponi. Dice la direttrice: "Io contesto questa reticenza a fare i tamponi. Questa mattina ne avevo in programma 11 ma il direttore del laboratorio ci ha chiamati per spostarli a martedì perché ci dice che mancano i reagenti". Quindi la soluzione sarebbe, secondo la direttrice della Rsa "di garantire la possibilità di fare tamponi oppure di darci i test rapidi che però costano. Ho ordinato 20 test rapidi per un totale di 390 euro e qui non ci sono i soldi per pagare gli stipendi. E poi che me ne faccio di soli 20 test? La vera battaglia – continua Paola Cattin – la si fa con la diagnosi precoce e con la netta separazione tra i sani e i malati".
Il piano presentato dal Pd: 5000 tamponi al giorno
Sulla questione delle Rsa è intervenuto anche il vice presidente del Consiglio Regionale Carlo Borghetti (Pd) che accusa la Regione: "A marzo la Regione lasciò sole le Rsa con i risultati drammatici che sappiamo. Da allora la Regione ha fatto delibere e circolari a iosa per Rsa e disabilità, ma quasi tutto è rimasto sulla carta, e adesso che la curva del contagio si impenna nelle Rsa sale l’affanno: dove sono le strutture di appoggio per gli ospiti Covid positivi previste dalla Regione? Dove sono i medici specialisti a supporto previsti dalla Regione? Quanti sono i tamponi disponibili per il tracciamento degli anziani asintomatici? Ad aprile l’82 per cento dei decessi Covid non era stato diagnosticato Covid: il tracciamento deve essere costante anche per gli ospiti, oltre che per il personale". Per questo il Partito democratico ha presentato un piano per le Rsa che prevede 5000 tamponi al giorno per poter testare regolarmente tutti gli ospiti; strutture apposite ove le Rsa possano isolare i positivi ove non possano farlo loro; supporto di medici specialisti da ospedale a Rsa senza formalità burocratiche e una cabina di regia anti-covid per Rsa e disabilità in regione. E, aggiunge Borghetti, "da ultimo, ma fondamentale: la Regione ha in tasca più di 60 milioni di contributi non versati alle Rsa a causa dei posti letto rimasti vuoti: li trasferisca subito ai parenti e ai gestori per sostenere l’assistenza agli anziani. È tutto urgente: abbiamo già dimenticato il dramma dei mesi scorsi?".
Del resto l’esperienza di questi mesi ci insegna che gli anziani siano le vittime perfette del Coronavirus perché sono anziani, pluripatologici e vivono in comunità. Con almeno 5000 tamponi al giorno nell’arco di 13-14 giorni si riuscirebbe a testare i 70mila ospiti di tutta la Lombardia. Il discorso rimane lo stesso di molti mesi fa: trovare gli eventuali asintomatici e riuscire a isolarli dai sani in tempo utile è l’unico modo (a detta di tutti gli operatori del settore) per garantire la salute nelle case di riposo. L’assessore Gallera risponde definendo la proposta del Partito democratico "un disco stonato". Ma le rassicurazioni a voce, dalle parti delle Rsa lombarde, non funzionano più già da un bel po’.