Tombe dei bimbi mai nati riesumate senza preavviso a Brescia, i genitori chiedono nuovi scavi
È stata rinviata al prossimo 11 aprile l'udienza preliminare per le due funzionarie del comune di Brescia, a processo per aver fatto riesumare dal cimitero 2.500 "bambini mai nati", cioè feti e piccoli nati morti, senza avvisare i genitori. La prima udienza si è svolta venerdì 31 gennaio: davanti alla gup, Gaia Sorrentino, sono comparse Elisabetta Begni, dirigente del coordinamento amministrativo e dei servizi cimiteriali, e Monik Liliana Ilaria Peritore, responsabile dei servizi cimiteriali. Le due donne sono accusate di occultamento o distruzione di cadavere, violazione di sepolcro, vilipendio di tombe e di cadavere.
Le famiglie dei bambini, difese dai legali Francesco Mingiardi di Roma e dalla collega Gloria Girelli di Brescia, non si sono ancora costituite parti civili perché da qui ad aprile dovranno valutare se uscire dalla controversia con una trattativa economica. Prima di valutare la proposta, però, i genitori hanno chiesto che vengano effettuati ulteriori scavi nel cimitero "per accertare se sotto terra non vi siano altri resti", come spiegato dall’avvocato Mingiardi.
La vicenda, ricostruita nelle indagini del pm Antonio Bassolino prima del suo trasferimento a Napoli, è avvenuta nell'autunno del 2021, nel cimitero Vantiniano di Brescia. Secondo l'accusa, le due funzionarie avrebbero dato ordine di "rastrellare i sepolcri, le tombe e i feretri, con ogni probabilità mediante l’uso di escavatori, con esumazione delle piccole salme e spargimento dei loro resti e degli effetti destinati al culto dei piccoli defunti".
Secondo gli investigatori, le riesumazioni sarebbero avvenute prima dei 10 anni stabiliti come termine minimo dal regolamento regionale e in "spropositato contrasto col fabbisogno accertato e pianificato corrispondente a 164 esumazioni per il biennio 2021-2022".
Alle accuse dei pm si aggiungono quelle dei genitori, che hanno raccontato di non essere stati avvisati della comunicazione: "Non c'è stato nessun avviso. Nè erano stati affissi sulle lapidi i bollini appositi che indicano la rimozione in atto". Una mancanza dovuta a "tempistiche e costi", secondo una delle dirigenti.
Il Comune aveva risposto ai familiari spiegando che "Oltre all’avviso affisso all’albo e nella bacheca d’ingresso del Cimitero almeno 90 giorni prima dell’inizio delle attività, sono stati affissi i medesimi avvisi anche sul perimetro dei riquadri interessati dall’esumazione, su appositi supporti metallici, ben visibili ai visitatori del cimitero. Gli avvisi non hanno il consueto elenco dei nominativi dei sepolti in quanto, per motivi di privacy, si è ritenuto di comunicare di rivolgersi ai custodi e agli uffici per richiedere informazioni".