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Elezioni politiche 2022

Tino Magni (Si): “Vogliamo abolire il precariato per tutelare i diritti dei lavoratori”

In un’intervista a Fanpage.it, Tino Magni, candidato al Senato per Sinistra Italiana ed Europa Verde, delinea le proposte del suo partito sui temi di lavoro, ambiente e crisi energetica.
A cura di Fabio Pellaco
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Tino Magni, candidato di Sinistra Italiana ed Europa Verde
Tino Magni, candidato di Sinistra Italiana ed Europa Verde
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Da ex operaio e sindacalista, il lavoro resta uno dei suoi pensieri principali. Tino Magni ci riprova nove anni dopo aver sfiorato l'ingresso in Parlamento: alle elezioni del 25 settembre sarà ancora candidato al Senato per Sinistra Italiana ed Europa Verde, questa volta nel collegio di Milano. Nella sua visione del Paese che verrà ci sono più tutele per i lavoratori, a partire dal salario minimo e dall'eliminazione della precarietà.

La sua roccaforte è in provincia di Lecco, ma correrà nel collegio che comprende quasi tutta Milano. Su cosa punta per convincere gli elettori milanesi?

Il voto di Lecco vale come quello di Milano per la lista. Molti problemi sono uguali e ci sono rapporti molto stretti tra Lecco e Milano, anche se una metropoli è diversa da una grande città. Bisogna potenziare la mobilità pubblica, un'area di sviluppo che riguarda anche la piccola città.

Il manifatturiero presente a Lecco è invece diverso dal terziario di Milano, bisogna svilupparne la qualità. C’è bisogno di una politica, degli indirizzi chiari, per esempio sulla transizione ecologica e sul contenimento energetico.

C’è però lo scoglio dello sbarramento al tre per cento anche in regione.

Il tre per cento è un elemento che ci fa capire che vale il voto, per poter sperare di entrare in Senato. Il voto è fondamentale nel collegio, ma ancora più importante è la Regione. Per questo chiedo anche ai cittadini lecchesi e Lombardi di votare la lista Alleanza Verdi Sinistra.

La sua è stata una vita spesa prima in fabbrica e poi sempre accanto agli operai a tutela dei loro diritti. Cosa proponete per i lavoratori?

Proponiamo il salario minimo, il ripristino dei diritti, una ridistribuzione del lavoro e soprattutto di eliminare la precarietà.

Per famiglie e imprese si prospetta un autunno difficile con l’impennata dei costi energetici. Quali sono gli interventi da attuare con urgenza?

Prendere i 50 miliardi di extraprofitti delle grandi compagnie energetiche e ridistribuirli alle imprese e alle famiglie.

L’alleanza tra Sinistra Italiana ed Europa Verde pone al centro i temi ambientali. La transizione verso le energie rinnovabili è da attuare subito o bisogna trovare dei compromessi a breve termine per contrastare l’attuale crisi?

Bisogna intervenire, se si crede ad un indirizzo politico, ma non si può risolvere il problema subito, bisogna avere una strategia. Bisogna sviluppare le comunità energetiche, energia solare, intervenire sul trasporto pubblico.

La scelta da fare è spendere i soldi pubblici facendo interventi strutturali su edifici pubblici, sulle case popolari di Aler Milano, riqualificandole.

Su questo avete posizioni divergenti dai vostri alleati di coalizione. Come pensate di trovare una sintesi in caso di vittoria?

Noi abbiamo fatto un’alleanza elettorale in cui ogni lista ha presentato il proprio programma. Se saremo rappresentati in Parlamento da una dimensione significativa rispetto allo stato attuale e nello stesso tempo saremo in grado di avere un rapporto con la società che si mobilita, saremo in grado di discutere e costruire delle proposte valide. Come in Spagna, la coalizione serve per trovare una posizione più avanzata.

Intanto la via diplomatica tra Russia e Ucraina sembra non decollare. La soluzione del conflitto è da trovare sul campo continuando a finanziare l’acquisto di armi?

Manca una politica coesa in Europa, così consegniamo a Erdogan il ruolo di mediatore. La guerra andrebbe abolita, stimolata la mediazione. Bisogna ridurre le spese militari, non inviare armi. Chi manda armi favorisce la guerra.

I fondi europei previsti per le opere del Pnrr dovranno essere utilizzati entro il 2026. Qualora dovessimo rivedere anche solo in parte il piano, come voi proponete, non rischiamo di perdere questi finanziamenti?

Parte di questi fondi bisogna restituirli all’Europa e bisogna spenderli quindi per i progetti migliori, per avviare una vero sviluppo a livello infrastrutturale, in particolare nelle regioni Meridionali.

Bisogna intervenire sul terreno della scuola, ridurre gli alunni per classe, seguire chi ha più bisogno. Bisogna rivalutare il patrimonio pubblico, con attenzione alla transizione ecologica.

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