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Tetraplegica dal 2015, da mesi aspetta il suicidio assistito: “Nessuna risposta da Regione Lombardia”

Una donna residente in provincia di Mantova ha chiesto alla sanità pubblica di poter accedere alle pratiche per il fine vita, ma la procedura è ferma da mesi. La proposta di legge regionale: “Il diritto al suicidio assistito è garantito dalla legge, ora sono necessari tempi di risposta certi”
A cura di Francesca Del Boca
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Marco Cappato e gli attivisti della campagna Liberi Subito
Marco Cappato e gli attivisti della campagna Liberi Subito

Arriva stavolta dalla provincia di Mantova una delle tante storie di chi, malato terminale e afflitto da sofferenze insopportabili, chiede alla sanità pubblica di accedere alle pratiche per il fine vita.

La vicenda è stata presentata ieri durante la seduta congiunta delle commissioni Sanità e Affari istituzionali del Pirellone a Milano. Si tratta di una paziente affetta da sclerosi multipla e da un grave disturbo del trigemino dal 2007, tetraplegica (paralizzata dal torso ai quattro arti) dal 2015 e ormai non più autosufficiente, costretta ad appoggiarsi in tutto e per tutto al marito. Da qui la richiesta della donna di accedere al suicidio assistito, diritto sancito dalla sentenza 242 del 2019 della Consulta dopo il caso di dj Fabo.

Una procedura che, però, è ferma da tempo. La richiesta della paziente, inviata una prima volta il 10 maggio scorso all’Asst territoriale, è andata a vuoto: la prassi corretta prevede infatti di rivolgersi all’Ats, che il 10 giugno scorso (quindi più di un mese fa) ha risposto assicurando che si sarebbe attivata celermente. Cosa che però non è ancora avvenuta, tanto che nel frattempo la paziente ha avviato la richiesta per accedere alla morte volontaria in Svizzera.

Di questo si è discusso ieri durante la seduta congiunta delle commissioni Sanità e Affari istituzionali in Regione Lombardia, nell’audizione dei promotori della proposta Liberi subito con l'Associazione Luca Coscioni che, sostenuta dalla raccolta di oltre ottomila firme, è arrivata all'interno del Consiglio regionale lombardo e ha iniziato il suo iter: il prossimo appuntamento sarà dopo l’estate, per avviare l’esame in commissione. Dopodiché il testo potrà essere emendato e infine trasmesso (con parere positivo o negativo) all’aula di via Filzi entro il 21 novembre, per dare il via libera o meno a una discussione che, c'è da scommettere, non sarà certo agevole.

"Siamo grati a Regione Lombardia per questa occasione di presentazione di una legge proposta da più di 8mila cittadini lombardi che chiede una cosa molto semplice: che ci siano tempi certi nelle risposte da dare alle persone che chiedono di essere aiutate a morire", ha commentato il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni Marco Cappato. "Non è dignitoso e non è umano tenere mesi o addirittura anni in attesa di una risposta persone con patologie irreversibili e sofferenze insopportabili. Persone che hanno diritto di essere aiutate a morire, come ha già stabilito la Corte costituzionale".

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