Test sierologici, Venturi (San Matteo di Pavia): “Diasorin ci ha scelti, la gara non serviva”
"Non sono preoccupato e rivendico con orgoglio quello che ho fatto. Sono sereno e orgoglioso, questa cosa la rivendico perché penso sia un aspetto di competitività del nostro Paese su scala internazionale". Alessandro Venturi, presidente della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia, spiegava così ai microfoni di Fanpage.it, intervistato per il documentario "Italia lockdown Fase 2" del team Backstair, l'accordo tra l'Ircss pavese e la multinazionale Diasorin sui test sierologici, finito al centro di un'inchiesta della Procura che vede indagati per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e peculato i vertici delle due strutture, tra cui lo stesso Venturi. La guardia di finanza ha effettuato perquisizioni e sequestri.
All'indomani della prima sentenza del Tar della Lombardia, che sospendeva la validità del contratto per la validazione dei test per la ricerca di anticorpi (decisione poi ribaltata dal Consiglio di Stato), il numero uno del San Matteo commentava: "La sentenza del Tar riguarda l'accordo tra il Policlinico San Matteo e la Diasorin, la Regione non è parte in causa. Allo stesso modo il San Matteo non è parte in causa nell'acquisto di test dalla Diasorin che ha fatto la Regione".
Come nasce l'accordo con Diasorin, perché proprio questa azienda?
L'accordo con la Diasorin nasce perché il nostro laboratorio di virologia, che è stato uno dei primi ad andare a cercare la presenza di anticorpi. La collaborazione nasce perché la Diasorin sceglie il San Matteo. Il grande equivoco dietro a questa storia è proprio questo: non è il Policlinico che ha scelto l'azienda. Da sempre nell'ambito delle sperimentazioni cliniche di farmaci e dispositivi sono le aziende che scelgono le strutture in base a know how e competenze.
Avete dato strutture, laboratori e risorse a un privato
In cambio di danari. Guardi, la Diasorin ha pagato 50.000 euro per fare la validazione. In più abbiamo previsto anche un meccanismo di royalties. L'1 per cento delle vendite sui test tornano al San Matteo per essere reinvestiti in ricerca. (La destinazione dei proventi delle royalty nella ricerca non è però esplicitata nel contratto tra Diasorin e San Matteo ndr). Questa è una cosa per cui in Italia ci dovrebbero costruire un monumento, perché la Diasorin questo test lo vende in tutto il mondo. Da queste vendite arrivano danari nelle casse del Policlinico San Matteo da investire nella ricerca pubblica.
Voi avreste dovuto fare un bando per permettere a tutti di partecipare?
Non è così. Non sono io che ho scelto l'azienda, è l'azienda che ha scelto me. Non c'era bisogno di una gara. Inquadrare la ricerca nella disciplina dei pubblici appalti non è corretto, da un punto di vista giuridico e scientifico. Il tema della concorrenza si applica laddove c'è concorrenza. A quell'epoca non c'era concorrenza, non c'erano altri test quantitativi che andavano a ricercare gli anticorpi neutralizzanti.
Ma in base a questo accordo in Lombardia per settimane non si sono fatti i test sierologici
Non è così, anche questa è una narrazione dell'informazione.
C'erano altri test validati dal ministero?
Solo qualche settimana fa il ministero ha validato un elenco di test diagnostici. A marzo non esisteva nulla. Regione Lombardia non ha bloccato nulla in virtù di questo accordo. Il tema è che a quella data non c'erano strumenti per fare diagnostica di sieroprevalenza. In tutto il mondo non c'erano, mi creda. Parliamo del mese di marzo.
Non c'erano però alcuni test rapidi?
I test rapidi non avevano nessun tipo di valore. Chi ha voluto condizionare il mercato su questa cosa ha fatto un grave errore, ha giocato con la paura delle persone, che sono state illuse che attraverso quegli strumenti, i test rapidi, avrebbero avuto opportunità in più.
Avete fatto un regalo alla Diasorin?
Assolutamente no, la Diasorin è un'azienda seria, quotata in Borsa. Non è il vicino di casa che si è riconvertito a produrre test sierologico. Hanno venduto 500mila test in Lombardia, sa quanti nel mondo? Svariati milioni. Abbiamo validato un test che viene venduto in tutto il mondo nei paesi dove i sistemi sanitari sono seri. Ne sono orgoglioso.