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Test rapidi in Lombardia tra caos e ritardi: medici ancora in attesa di un protocollo d’intesa

Ancora caos sui tamponi rapidi in Lombardia: come annunciato dalla Regione nei giorni precedenti sarebbero dovuti partire il 2 novembre. Secondo quanto riferito dalla segretaria Fimmg, Paola Pedrini, si è invece ancora in attesa di un protocollo d’intesa da parte della Regione che poi demanderà il tutto alle Agenzie di tutela della salute. I tempi sono dunque ancora molto lunghi.
A cura di Ilaria Quattrone
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Immagine di repertorio
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Dovevano essere disponibili già il 2 novembre, o almeno così aveva annunciato il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana. Ma attualmente non c'è ancora traccia dei test antigenici rapidi destinati ai contatti stretti asintomatici. In una nota stampa infatti il governatore lombardo aveva assicurato: “Da lunedì 2 novembre i tamponi rapidi antigenici inizieranno a essere utilizzati dalle Ats e Asst della Lombardia in determinati ambienti pubblici". Con lui anche l'assessore al Welfare, Giulio Gallera che aveva spiegato che i tamponi antigenici rapidi sarebbero stati resi disponibili per medici e pediatri di famiglia. Purtroppo però i test nelle Ats non sono ancora partiti né tantomeno sono stati resi disponibili ai medici di base. Anche nei drive through allestiti dall'Esercito vicino agli ospedali San Paolo e San Carlo di Milano,  destinati agli studenti e al personale scolastico, bisognerà attendere ancora qualche giorno prima dell'inizio della campagna come riportato in un post su Facebook dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala: "A brevissimo sarà possibile effettuare il tampone antigenico rapido anche nella struttura di via Novara, dove è stato allestito un Check Point Clinico".

Il protocollo d'intesa della Regione e il piano delle Ats

A rallentare l'accesso ai test rapidi sembra essere stata la lenta burocrazia o piuttosto una evidente disorganizzazione. La delibera della Giunta sul tema, approvato qualche giorno fa, non chiarisce infatti nessun dubbio su chi, come e quando i test partiranno ma demanda ad altri organi la competenza a decidere. Secondo quanto riferito a Fanpage.it dalla segretaria della Federazione italiana medici di medicina generale sezione Lombardia, Paola Pedrini: "Si sta concludendo in questi giorni un protocollo d'intesa con la Regione che deciderà come procedere. Una volta chiuso, sarà demandato tutto alle Ats (Agenzie di tutela della Salute) che organizzeranno l'esecuzione dei test". Questo quindi determinerà un'ulteriore dilatazione dei tempi.

Pedrini: L'attesa è causata anche da un'individuazione degli spazi

Per la dottoressa Pedrini però l'attesa è causata anche da una difficoltà nell'individuare gli spazi: "Ci vorrà ancora un po' di tempo perché dipende anche dalle province e dalla loro possibilità di avere strutture oppure no". La segretaria però assicura che i tamponi non tarderanno ad arrivare: l'unico problema è che manca proprio una parte organizzativa senza la quale non si può partire. "Proprio per questo alcuni medici non hanno ancora aderito – continua – perché come si fa a farlo se non si ha un progetto in mano e non si conoscono le sedi in cui sarà possibile farli?". Spazi essenziali perché – come spiegato dalla Pedrini in un'altra intervista a Fanpage.it – non tutti i medici di base hanno degli studi in cui poter eseguire i test in sicurezza e a fronte di ciò sarebbe stato necessario allestire degli spazi esterni in cui farli.

I test rapidi alleggerirebbero il carico di lavoro delle Ats

Avere i test rapidi è essenziale non solo perché forniscono un risultato in meno di 15 minuti, ma anche perché, nonostante la loro fallibilità che obbliga, in caso di esito positivo, a sottoporsi a un tampone molecolare per confermarne il risultato; alleggerirebbero il carico delle Ats il cui sistema di tracciamento è ormai saltato. In alcune città come Milano, al momento la più colpita dall'aumento dei contagi da Covid-19, Ats ha infatti deciso di sospendere i tamponi tra i contatti stretti asintomatici e di lasciare come misura preventiva solo la quarantena di dieci/quattordici giorni. L'unico modo quindi per sapere se si è ancora positivi o meno è sottoporsi a un tampone rapido: "Questi infatti saranno dedicati ai contatti stretti asintomatici che così al decimo giorno di quarantena potranno effettuarlo e magari rientrare subito a lavoro", spiega Pedrini.

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