Terapista uccisa con 19 coltellate da un paziente: condannato il datore di lavoro per omicidio colposo
È stato condannato a un anno e due mesi Claudio Vavassori, il presidente della Cooperativa Diogene per la quale lavorava Nadia Pulvirenti. Era la mattina del 24 gennaio 2017 quando la terapista 25enne di Castegnato (Brescia) venne uccisa con 19 coltellate da Abderraim El Moukthari, uno dei pazienti del centro di riabilitazione psichiatrica della cascina Clarabella a Iseo.
Vavassori è stato ritenuto colpevole di omicidio colposo, mentre altre quattro persone sono state assolte "per non aver commesso il fatto". Si tratta di Andrea Materzanini, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Iseo, della dottoressa della Diogene Laura Fogliata, del responsabile del Centro Psico Sociale di Iseo Giorgio Callea e della psichiatra Annalisa Guerrini, responsabile del Cps di Rovato e referente del piano terapeutico di El Moukthari.
L'omicidio di Nadia Pulvirenti
Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, in passato El Moukthari aveva aggredito anche sua moglie. Alcuni giorni prima dell'omicidio di Pulvirenti, invece, era stato visitato al pronto soccorso a Brescia e a Bergamo perché convinto di essere molestato sessualmente mentre dormiva alla cascina Clarabella.
Il coltello che ha usato per uccidere la terapista 25enne era lo stesso con cui aveva già tentato di ferire il suo compagno di stanza. La sera prima dell'omicidio, inoltre, era stato visto girovagare senza pi tornare alla Clarabella probabilmente a causa di uno scompenso da mancanza di farmaci, quelli che aveva smesso di prendere dopo che gli era stata concessa l’autosomministrazione.
La mattina del 24 gennaio 2017 El Moukthari raggiunse Pulvirenti alla sua abitazione per proseguire la sua terapia. Aveva, però, in mano un coltello da cucina con cui colpì la 25enne 19 volte uccidendola.
La reazione dei familiari alla sentenza
El Moukthari per l'omicidio di Pulvirenti era stato prosciolto perché ritenuto incapace di intendere e di volere e trasferito per 10 anni nella Rems di Castiglione delle Stiviere. La famiglia Pulvirenti, che si è costituita parte civile, come ha affermato il legale Michele Bontempi è convinta che la 25enne "con elevata probabilità si sarebbe salvata, se solo avesse ricevuto una formazione specifica sul riconoscimento del pericolo di aggressione", o al limite "se fosse stata affiancata da un altro operatore".
Mercoledì 28 febbraio è arrivata la sentenza di condanna a un anno e 2 mesi per il presidente della Cooperativa Diogene, Claudio Vavassori. Questo, sempre secondo la famiglia della vittima, "rende parzialmente giustizia" alla giovane terapista: "È il riconoscimento del fatto che non le erano stati dati gli strumenti per lavorare in sicurezza".