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Tamù, l’hotel del sindaco conserva ed espone oggetti e slogan fascisti. L’Anpi: “Rimuovete tutto”

Bottiglie di “vino nero per i camerati”, calendari, cimeli del ventennio e fotografie di Benito Mussolini, oltre che suoi busti e il motto “molti nemici molto onore” che spicca imperante. È stato arredato (anche) così l’hotel Avio di Tamù, piccolo paese in provincia di Brescia, tra i cui proprietari risulta esserci Giuseppe Pasina, sindaco del comune.
A cura di Filippo M. Capra
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L'hotel Avio a Tamù
L'hotel Avio a Tamù

Un hotel "fascista". Al suo interno, bottiglie di "vino nero per i camerati", calendari, cimeli del ventennio e fotografie di Benito Mussolini, oltre che suoi busti e il motto "molti nemici molto onore" che spicca imperante. Questo l'arredamento dell'albergo Avio del sindaco di Temù, Giuseppe Pasina, piccolo paese in provincia di Brescia, che sta facendo discutere l'opinione pubblica.

L'Anpi: La struttura rimuova spontaneamente la macabra esposizione

La denuncia di quanto stato osservato all'interno della struttura è arrivata dall'Anpi di Valle Camonica e Valsaviore per un conflitto "istituzionale", in quanto il primo cittadino è considerato anche un pubblico ufficiale, motivo per cui non potrebbe rappresentare un hotel che inneggia al fascismo. A tal proposito, l'Anpi ha dichiarato che "stupisce e inquieta che un esercizio pubblico e un sindaco della Valle Camonica, terra di Resistenza e di sacrificio, non esitino a proporre come modelli agli avventori, ai turisti e ai concittadini personaggi e vicende della storia italiana che hanno significato oppressione, lutti e distruzioni". Per questo motivo, come si legge dal comunicato dell'Anpi, l'associazione auspica che i titolari della struttura rimuovano "spontaneamente la tronfia e macabra esposizione", e che il primo cittadino Pasina "adotti provvedimenti opportuni a far cessare l'apologia di fascismo". Nel 2017 vi fu poi un caso analogo a Chioggia, nel Lido Punta Canna, dove il gestore inneggiava al fascismo davanti ai bagnanti, arredando lo stabilimento con oggetti e slogan del ventennio. L'uomo, quindi, venne denunciato per apologia di fascismo ma i giudici archiviarono il caso stabilendo che il gestore aveva liberamente espresso il suo pensiero politico senza necessità che venissero presi provvedimenti.

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