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Suv si ribalta e prende fuoco, il cugino del 22enne morto: “Non era una corsa, mi sono allontanato per piangere”

Islam Lala è indagato per omicidio stradale e dovrà rimanere in carcere. Era lui alla guida del suv che si è ribaltato a Limbiate la notte del 7 luglio provocando la morte di suo cugino Arnold Selishta. Dopo l’incidente, il 23enne si era allontanato ed è stato rintracciato alcune ore più tardi.
A cura di Enrico Spaccini
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Dovrà rimanere in carcere Islam Lala, 23enne cugino di Arnold Selishta morto nella notte tra venerdì e sabato 8 luglio in seguito a un incidente stradale. I due si trovavano a bordo del Range Rover che si è ribaltato all'altezza di una rotonda a Limbiate, lungo la strada che collega Monza con Saronno. Il fatto che abbia fatto "perdere le proprie tracce subito dopo l'incidente induce a ritenere sussistenti le esigenze cautelari del pericolo di reiterazione, oltre che del pericolo di fuga", ha scritto la gip di Milano Alessandra Di Fazio dopo l'udienza di convalida del fermo. Il 23enne è indagato per omicidio stradale.

L'interrogatorio di convalida del fermo

Durante l'interrogatorio che si è tenuto nel carcere di San Vittore, Lala ha provato a fornire la sua ricostruzione degli eventi che sono accaduti nella notte tra il 7 e l'8 luglio. Il 23enne è residente in Inghilterra e si trova da pochi giorni in Italia. Era lui alla guida del Range Rover di cui ha perso il controllo dopo impattato contro una rotatoria a Limbiate.

"Non stavamo correndo", ha affermato Lala davanti al giudice, "siamo entrati nella rotonda, stavo girando a sinistra come si usa in Inghilterra". A quel punto, Selishta gli avrebbe detto che doveva girare a destra: "Quindi ho sterzato, mio cugino non aveva la cintura di sicurezza allacciata, io sì e questo mi ha salvato". Il suv si è ribaltato, provocando lesioni che si sono rivelate mortali per Selishta.

L'allontanamento dal Range Rover

"Dopo l'incidente", ha continuato a spiegare Lala, "ho tirato fuori mio cugino dalla macchina e l'ho messo sul lato della strada, ho fatto chiamare l'ambulanza da un italiano che non conoscevo ed era lì sulla scena, un signore di 40 anni".

All'arrivo dei carabinieri della Compagnia di Desio, del 23enne non c'era traccia. Lo hanno ritrovato alcune ore più tardi in un parco non lontano. "Vedendo mio cugino a terra che non si muoveva sono andato a 20 metri di distanza per piangere, ero sotto shock", ha provato a spiegare.

La sua versione, però, non troverebbe riscontri con la ricostruzione degli eventi emersa finora dalle indagini coordinate dal pm Giovanni Tarzia. A contraddirlo ci sarebbe la testimonianza di un altro dei due ragazzi che erano sul Range Rover insieme ai due cugini: "Quando siamo partiti da Nova i due conducenti del Range Rover e della Bmw hanno iniziato a fare gli stupidi in strada. In pratica i due continuavano a superarsi a vicenda sempre a forte velocità".

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